Giornalista di professione e cicloesploratore per passione, Roberto Guido è autore della recentissima guida Ciclonica, Ciclovia de Salento Ionico, tra mare, borghi e natura (Ediciclo). Lo abbiamo intervistato per chiedergli di presentare questo nuovo tracciato su due ruote, alla cui realizzazione ha lavorato, ma anche per fare il punto sullo stato del cicloturismo pugliese e salentino.
La Ciclonica, è un itinerario ciclabile che sfrutta le strade secondarie e rurali per un viaggio di sei giorni da Lecce alla costa ionica. Il progetto ha visto la luce grazie ai fondi PNRR, alla Green Community Jonico-Salentina e a Vivilitalia di Legambiente. Una ciclovia accessibile a tutti, data l’assenza di dislivelli rilevanti, che in più offre la possibilità di attraversare sei aree protette, da Porto Selvaggio al parco naturale di Ugento.
Un anello di 300 chilometri, al cui interno sono stati però tracciati cinque anelli modulari percorribili in un solo giorno. A indicare il percorso c’è una app gratuita, Ciclonica Ciclovia del Salento Ionico, che consente di navigare e di scoprire tutto quello che c’è lungo il percorso. Anche se a breve saranno posizionati i cartelli segnaletici.
Pedalare lungo questi tracciati permette di conoscere il vero volto dei salentini: le persone sono assolutamente cordiali e accoglienti, aprono le porte anche quando non sono obbligate. In fondo l’accoglienza è parte della storia del Salento, terra di conquista e incroci culturali molto diversi tra di loro nell’area del Mediterraneo.
– Quali sono i punti più belli e inaspettati, che ti hanno emozionato e che non bisogna perdere assolutamente?
“Lungo il percorso s’incontrano piccole meraviglie come la chiesetta di Santa Maria delle Neve a Garugnano o la cappella di Santo Stefano a Soleto. E poi pedalando si notano i fiori spontanei che a primavera colorano di rosso e di giallo la campagna salentina, sino ad arrivare dentro ai parchi lungo la fascia ionica. E ancora ci sono le spiagge, da quella di Ugento che accoglie i nidi delle tartarughe Caretta Caretta a quella della Salina dei Monaci, che è diventata patria dei fenicotteri rosa. Ma si scoprono anche sorgenti e foci di piccoli fiumi dall’acqua cristallina come il Chidro a Manduria, o le sorgenti di acqua gelida della Palude del Capitano. Inaspettati corsi d’acqua sotterranei che sfociano in mare”.

– Se avessi il tempo per percorrere una sola delle tappe, quale sceglieresti e perché?
“Domanda difficilissima, ma forse il tratto da Porto Cesareo a Gallipoli, perché offre paesaggi molto vari e località balneari molto diverse tra loro. Dalle distese sabbiose di Rivabella alle torri costiere, dalle spiagge urbane di Santa Caterina e Santa Maria al Bagno, alla costa scoscesa di Porto Selvaggio, un mio posto del cuore. Continuando con Sant’Isidoro e Porto Cesareo”.
– Quando hai iniziato a scrivere di bicicletta?
“La mia passione per il cicloturismo è antica, ma l’incontro con Ediciclo risale al 2018, con la guida Ciclovia dell’Acquedotto pugliese, espressione di un lavoro fatto dalle associazioni locali per ricostruire su due ruote il percorso dell’acquedotto pugliese, da Caposele a Leuca, anche dove non esistevano le strade di servizio. Nel prossimo futuro, grazie ai fondi del PNRR, il percorso diventerà una ciclovia strutturata, fatta di piste ciclabili e strade bianche. Per ora sono aperti i cantieri per il tratto di 190 chilometri da Spinazzola con Villa Castelli, a cui dovrebbe seguire il tratto Grottaglie – Santa Maria di Leuca. Poi ho continuato a scrivere, e così nel 2020 è uscito In bici sui mari del Salento, un bell’itinerario in gravel lungo la costa salentina, che tocca i luoghi meno frequentati del turismo e che permette di scoprire alcune delle spiagge più belle. Il seguito è stato In bici sulla via dei sassi e dei trulli, un percorso che da Bari sale sulle Murge per arrivare a Matera e poi avventurarsi nel parco della terra delle Gravine, ritornando a Brindisi attraverso la valle d’Itria”.

– Qual è l’impatto di queste strade ciclabili con le comunità e l’economia locale?
“La vera scommessa è fare si che il cicloturismo contribuisca a destagionalizzare le presenze, e che la Puglia diventi una meta anche nei periodi di bassa stagione, i migliori per pedalare. Il cicloturismo può diventare uno stimolo importante per lo sviluppo delle aree interne del territorio, abitualmente non toccate dai grandi flussi del turismo balneare, e che invece possono beneficiare di un circuito virtuoso basato sul turismo sostenibile. Specialmente se a lavorare sono i piccoli operatori pugliesi che hanno investito nel cicloturismo e conoscono bene il territorio”.
– Quale percorso pugliese hai nel cuore e ci suggerisci?
“Bella domanda! Ma alla fine scelgo la Ciclovia dell’Acquedotto pugliese, un percorso avventura che attraversa tutta la dorsale delle Murge, offrendo scenari straordinari e la possibilità di uscire dalla traccia base, con varianti che possano mettere alla prova lo spirito e le gambe. È un itinerario molto particolare, tra storia e natura, che racconta l’identità stessa delle Puglia e dei pugliesi attraverso un’opera che ha cambiato il destino di una terra intera, affrancandola dalla siccità”.
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