Abbiamo incontrato Rodney Soncco, il giovane peruviano fenomeno dell’ultracycling. Il suo segreto? Dormire il meno possibile e allenarsi alla sofferenza.
In lingua quechua, “Soncco” significa cuore. E il cuore, questo ragazzo peruviano che si chiama Rodney Soncco, arrivato in Italia 16 anni fa, ce l’ha davvero grande. Un cuore pieno di passione per il suo lavoro (fa il pizzaiolo con i suoi fratelli a Bellusco, vicino a Monza) e per la bicicletta. Sulle due ruote ha iniziato ad andarci dopo avere lasciato il suo Paese, il Perù. All’inizio le sue uscite si limitavano a giretti vicino a casa, giusto per passare il tempo lasciato libero dal lavoro in pizzeria. Poi Rodney ci ha preso gusto e ha iniziato a usare la bicicletta durante le vacanze. Ha scoperto che con due ruote si può andare lontano: un’estate in Puglia, quella successiva sulle Dolomiti, poi in Croazia…
L’anno scorso, d’accordo con i suoi fratelli, Rodney decide di prendersi sei mesi “sabbatici” per tornare in Perù. E qui la sua vita ha una svolta. Sarà stata l’emozione del ritorno alle origini, sarà stata l’aria di casa, saranno stati gli spettacolari panorami delle montagne peruviane… Fatto sta che Rodney di punto in bianco decide di iscriversi alla IncaDivide, la gara di ultracycling più dura al mondo: 3.500 chilometri di strade sterrate peruviane da percorrere in mountain bike, con 63mila metri di dislivello da coprire in massimo 26 giorni, senza assistenza esterna.
Pedalare tra le nuvole
“In realtà mi ero iscritto perchè volevo vedere cose del mio Paese che non conoscevo – racconta Rodney, che abbiamo incontrato a una serata organizzata a Milano da Upcycle Café. – Alla partenza eravamo soltanto in 11: dieci uomini e una donna giapponese. Al traguardo siamo arrivati in sei“. Tra quei sei c’era anche Rodney Sonnco. Non solo: lui ha tagliato il traguardo per primo, anticipando il secondo classificato di due giorni e 17 ore. E questo nonostante la bici si fosse pure rotta lungo il percorso. “Il segreto? Dormire il meno possibile”, ha spiegato Rodney con la massima naturalezza.
Da lì è iniziata la nuova vita di Rodney Soncco. Vita da ultracycler. È diventato ambassador di BikingMan, un circuito internazionale di gare di ultracycling estremo, e si è fatto le ossa pedalando in Oman (“1.050 km per 8.000 metri di dislivello: qui ho davvero capito cosa volesse dire non dormire, perchè mi sono fermato solamente un’ora”) e in Corsica. Poi lo scorso luglio Rodney si presenta di nuovo alla partenza della IncaDivide, e di nuovo arriva primo. Un merito tanto maggiore, se si considera che tra i rivali c’erano personaggi del calibro di Nico Valsesia. E soprattutto considerando gli intoppi occorsi. “Ho bucato ben 18 volte”, racconta Rodney. “La bici aveva un problema: i cerchi tagliavano le valvole. Ma pazienza: comunque sono arrivato con 150 km di vantaggio sul secondo classificato”.
L’allenamento di Rodney
Ma qual è il segreto di questo fenomeno? Come si allena Rodney? “Durante la settimana esco tutti i giorni, e pedalo per 50-100 km. Poi nel weekend faccio i lunghi. Ma più che a pedalare, bisogna allenarsi a sopportare la mancanza di cibo e di sonno. Io faccio anche uscite di 100 km senza portare con me l’acqua: perché il mio fisico (e soprattutto la mia mente) deve abituarsi a resistere anche a questo”.
Durante le gare, Rodney si alimenta esclusivamente con barrette e gel. Porta con sè lo stretto indispensabile: oltre a barrette e gel, una giacca a vento, una giacca più calda, camere d’aria di ricambio, il Garmin, il cellulare e il caricabatterie. I prossimi progetti? Qualificarsi per la RAAM (Race Across America). “Ci tengo non solo perchè si tratta di una gara mitica, ma anche perchè sarei il primo peruviano a partecipare”.
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