Abbiamo incontrato Ruggero Muzzarelli, preparatore atletico della Nazionale di sci alpino. Che ci ha raccontato vita e miracoli della sua attività.
Dalle piste innevate dello Jandri a Les Deux Alpes, in Francia, ai campi in terra rossa del Circolo Tennis Spezia. È qui che incontro Ruggero Muzzarelli, allenatore di sci alpino. Era da tanto che volevo incontrarlo faccia a faccia. Il Covid per un anno e mezzo ha impedito ogni occasione di socializzazione e di interviste. Finalmente possiamo parlarci. Ed è stata una giornata emozionante, perché lui è amico e collaboratore dei grandi personaggi dello sci italiano.
– Allora, Ruggero, su quale fronte sei impegnato adesso?
Siamo appena ritornati dalle piste francesi, dove abbiamo svolto un periodo di ottimo allenamento su neve. Nei primi giorni con ottime situazioni meteo, poi il tempo è cambiato, ma siamo soddisfatti del lavoro svolto. Stiamo gestendo e preparando giovani atleti nelle discipline tecniche, al più presto dovranno sostituire i nostri “senatori” che avanzeranno in età. Hanno grandi aspettative e tantissima volontà e impegno.
– Parliamo di te, della tua enorme passione, del grande lavoro svolto nelle varie stagioni, dell’entusiasmo che da sempre ti accompagna nelle giornate a contatto di giovani e di campioni affermati.
Possiamo iniziare con una data e una stagione agonistica: 1991-1992, squadra spagnola con Blanca Fernandez Ochoa, la più titolata sciatrice spagnola di sempre. Quindi a seguire, per un paio d’anni, l’ascesa nella Nazionale Italiana, con l’allora DT Claudio Ravetto. Più tardi, nel 1994, iniziò la costruttiva ed eccellente collaborazione in equipe con Alberto Tomba. Ricordo a proposito il pullmino col quale ci muovevamo: aveva sopra una scritta che era un programma, cioè G.A.T. Ovviamente Gruppo Alberto Tomba.
Quello, come ti puoi immaginare, è stato un periodo assolutamente entusiasmante. Eravamo tra veri amici, innanzi tutto, con Flavio Roda (attuale Presidente della FISI ndr. ), Gustavo Thoeni e il mitico Tomba. Si lavorava tantissimo, con una carica umana eccezionale. Alberto è un vero fuoriclasse, agonista nato, con doti fisiche eccezionali. E poi è un trascinatore completo in ogni senso, carismatico e sempre vincente. È inutile che stia qui a ricordare le sue vittorie… una continuità affascinante. A volte in allenamento si giocava a basket. Ebbene Alberto, da dovunque si trovasse, faceva quasi sempre canestro. Almeno otto tiri su dieci erano sempre dentro.
– C’è qualche gara che ti è rimasta particolarmente impressa?
Voglio ricordare Schladming negli anni 1997 e 1998. C’erano circa 45.000 spettatori urlanti, slalom speciale notturno sulla mitica Planai. Entrambi gli anni, in un delirio assoluto, il vincitore fu Alberto Tomba. Si può certo dire che io ho vissuto momenti indimenticabili nella mia carriera. Anche grazie a quei momenti sono pieno di entusiasmo e la forza di volontà non si fiacca. Metto tutto nella preparazione degli atleti che seguo come allenatore.Un altro periodo che tu reputi di grande soddisfazione nella tua carriera ?
– Ma anche successivamente ci sono stati momenti molto entusiasmanti nella tua carriera…
Sicuramente. Per esempio il momento magico per la squadra di slalom gigante sulla Gran Risa, a Corvara, nel dicembre 2009. Oro a Blardone, argento a Simoncelli, Moellg perde il bronzo per un errorino. Voglio anche ricordare il periodo con De Aliprandini, Casse, Borsotti. Nomi da classifica e da vittoria, esaltazione di squadra, con De Aliprandini (fidanzato di Michelle Gisin) che conquista l’argento ai Mondiali di Cortina. Una medaglia col bacio, come si può dire quando il risultato e l’amore vanno di pari passo.
– Tu hai passato anche varie stagioni nella gestione delle squadre femminili, sia con le più giovani (quelle che dovevano fare il grande salto), che con le campionesse già affermate. Come Curtoni, Moellg, Bassino, Goggia, Brignone, Costazza… Ci sono differenze nell’allenare maschi e femmine?
Beh, il rapporto coi maschi è incentrato su una comunicazione molto diretta, anche dura. Tutta centrata sulla gestione dei compiti nelle varie fasi. Con le femmine, invece, sono necessarie maggior duttilità e comprensione. Un po’ di savoir faire, insomma. Anche se poi in palestra e sulle piste le femmine sono toste e determinate come i masch, senza alcuna differenza. Anzi, molte volte le ragazze sono più solerti e attente quando riesaminano i tracciati, i movimenti, i passaggi più articolati. Nelle ricognizioni delle piste prima della gare, poco dopo l’alba, alcune impiegano moltissimo tempo nell’acquisizione dei tracciati, senza lasciare nulla al caso. Ugualmente, nelle sessioni di allenamento indoor sono sempre determinate e competitive.
– Cosa ti aspetti dalla prossima stagione?
Innanzi tutto vorrei che nella prossima stagione gare e incontri si tenessero alla presenza del pubblico. Perché gli atleti, ma anche gli appassionati che li seguono, hanno bisogno di ritrovare gli elementi imprescindibili dello sport: presenza, tifo, esaltazione per i risultati. Sono le molle che spingono oltre, in ogni disciplina.
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