A piedi e in bicicletta da Firenze a Pejo, in solitaria. Così Samuele Meucci, tramviere di Firenze, ha deciso di ricordare i suoi genitori.
Succede. Succede spesso che la vita ti imponga ritmi che non sono i tuoi. E così ti trovi prigioniero di impegni, rituali, convenzioni. Troppo occupato per badare alle cose che davvero contano. Con un’insoddisfazione di fondo, che non capisci bene da dove arriva. E poi, all’improvviso, qualche evento particolare ti apre gli occhi.
È successo anche a Samuele Meucci, 39 anni, tramviere a Firenze. Una moglie, due figli, una vita – è proprio il caso di dirlo – che scorre tranquilla sui suoi binari. Nel 2011 la mamma di Samuele muore, e due anni dopo se ne va anche il papà. Presto, troppo presto.
Quando si perdono gli affetti più cari, è inevitabile mettersi a pensare. E Samuele pensa alle vacanze che passava con i genitori in Trentino. Alla passione del papà per la bicicletta. Al suo grande rammarico, perché nessuno dei due figli – nè Samuele nè suo fratello – gli avevano mai dato la soddisfazione di condividere con lui questa attività.
“Meglio tardi che mai”, ha pensato allora Samuele. Da quel momento ha cominciato a correre e a pedalare. E ha scoperto che questo dava più senso alla sua vita. “Prima mi dividevo tra lavoro e famiglia, non avevo interessi particolari – racconta Samuele Meucci -. Però sentivo che mi mancava qualcosa. Mi sono messo a correre, e ho scoperto che stavo molto meglio. La corsa è un fantastico anti-stress. Ho imparato ad apprezzare anche quelle che erano le passioni di mio papà Aldo: la montagna e la bicicletta“.
E così, quando ha letto il bando per i Garmin Beat Yesterday Awards, Samuele ha presentato il suo progetto: partire da Firenze e arrivare a Pejo. Da solo, un po’ camminando e un po’ pedalando, per un totale di 450 chilometri. Un’impresa che per un campione sportivo può essere agevole, ma che per una persona “normale” è piena di incognite.
Il progetto è stato selezionato insieme ad altri cinque (vi abbiamo parlato qualche giorno fa di quello di Erica Fre’), e adesso Samuele ha iniziato ad allenarsi, con la supervisione dei tutor di Garmin. Quando lo abbiamo incontrato, con lui c’era il campione mondiale di Ironman Daniel Fontana. Che lo vedrà partire con una sorta di benevola invidia: “Un viaggio di questo genere, in totale autosufficienza, è una bellissima zingarata, e ti regala un gigantesco senso di libertà – ha detto Daniel -. Io non faccio gare, se non sono sicuro di essere preparato. Per me tutto dev’essere pianificato nei minimi dettagli. Perché la pianificazione aiuta a risolvere eventuali problemi. Ma in questo caso proprio l’incoscienza e la semplicità sono la forza di Samuele”.
In ogni caso il tramviere fiorentino non è proprio uno sprovveduto. Ha già affrontato due Tor des Géants, ed è riuscito a portarli a termine. “E del resto – dice – non ho ambizioni di tempo o di risultato. Spero solo di concludere il viaggio nell’arco di 4/5 giorni, percorrendo all’inizio la Via degli Dei da Firenze a Bologna a piedi, poi inforcando la bicicletta (quella che era di mio padre, una vecchia Wilier) fino al Lago di Molveno. E da lì di nuovo a piedi fino a Pejo, attraversando le Dolomiti del Brenta”.
A Pejo, dove la famiglia Meucci passava le vacanze, oggi Samuele ha una roulotte. E là ci sarà ad attenderlo la sua famiglia, per il proseguimento delle ferie estive. Niente di speciale, in fondo. O no?
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