Moooolto trendy. Anche Cameron Diaz è già apparsa sulle copertine mentre surfa sulla sabbia di San Pedro de Atacama in Chile… è il sandboarding!
La prima differenza che senti tra neve e sabbia? Se cadi nella sabbia non ti fai male. Le velocità sono mediamente inferiori e comunque la superficie attutisce molto di più rispetto ad una lastra di ghiaccio. Il caldo, poi, aiuta.
Quali differenze allora nella tecnica di discesa? La sabbia va analizzata come la neve: se tu vai a surfare al mattino presto per evitare l’afa rischi di trovarla molto umida e lenta, soprattutto vicino al mare. Un po’ come quando in montagna si dice che il ghiaccio è diverso dalla neve fresca: qui c’è solo sabbia ma di tanti tipi e condizioni diverse, ed in genere comunque più pesante della neve.
Bisogna surfare sulle uova, cioè essere molto delicati per non appesantirsi affossandosi, rischiando le ginocchia e rallentando l’andatura. Poi al momento giusto bisogna invece saper fare pressione per sollevarsi da terra.
L’attrezzatura? Varia parecchio: non esistono solo le differenze riscontrabili anche sugli snowboard (coda piatta per la velocità, coda a rondine e twin tale per i salti), ma anche scelte possibili sugli attacchi e sul fondo. Puoi avere un attacco a strappo o un vero attacco da scarpone, sono quelli più comuni.
E’ comune usare un normale attrezzo da snowboard anche per le dune. Solo i veri professionisti acquistano in rete (www.sandboard.com a circa 200 dollari) delle tavole appositamente costruite, alcune con la soletta più resistente per le sabbie abrasive o ricche di ciotoli, alcune corte per i salti, altre più pensati per le dune lunghissime.
Dove si pratica? Il sandboarding è nato in California, alla fine degli anni ’60 sulla scia dello skate che impazzava a Venice Beach ma solo ora sta cominciando a trovare un vero spazio nel panorama del costume e dello sport mondiale, con un fascino sempre maggiore per sponsor e atleti: da qualche anno ormai i Campionanti del Mondo vengono tenuti alla fine di giugno sul Monte Kaolino, a Hirschau in Germania dove fiumi di birra, beach party e gli immancabili bikini contest inumidiscono le vene dei migliori specialisti del mondo.
Qui c’è anche un impianto di risalita! Oltre 50000 spettatori erano presenti all’ultima edizione che prevedeva gare di slalom gigante in notturna e un Mad & Bad boardercross. Si surfa nel deserto del Mojave nel New Mexico, in Nevada e in Oregon, sulle spiagge di Fortaleza in Brasile, nel Nuovo Galles australiano e in Marocco ma, strano a dirsi, il vero paradiso dei dunerider è in assoluto il Perù: non lontano da Nazca, il mitico luogo delle chilometriche incisioni inca, esistono intere montagne alte anche più di 2000 metri di pura sabbia.
Il sandboard in quei luoghi è sport nazionale e centinaia sono i ragazzini che lo praticano in luoghi dove perfino il calcio ha serie difficoltà di inserimento. Il luogo preferito dagli italiani è Porto Pino, località turistica della Sardegna, tra Teulada e Sant’Antioco. Sabbia bianca come ai Caraibi.
I pochi ma appassionati rider nostrani hanno anche poi l’abitudine – per niente legale ma molto fighetta – di oltrepassare le recinzioni delle cave e scalare le montagne di sabbia surfando in città: ci sono un paio di posti conosciuti nell’ambiente intorno a Milano e a Bologna e soprattutto lungo l’autostrada del Brennero. Qui è facile trovare pietrisco e sassi che rovinano o distruggono le tavole ma location come queste sono soprattutto molto pericolose.
Per cominciare? Sono sempre di più gli appassionati e fra loro anche numerose le donne: come avviene per ogni tribù di questo millennio, il tam tam on line raduna, informa e aggiorna i vari adepti, tenendoli in costante contatto tra loro riuscendo così a riconoscersi e ritrovarsi ovunque: comincia a frequentare il sito internazionale www.sandboard.com e le chat dei siti verticali di tavole a affini nostrane: troverai certamente colleghi di surf e compagni per la carovana del deserto.
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