Ma quelli di HOKA fanno anche scarponi! Stupore. Raffica di clic sul sito dell’azienda per saperne di più, vedere modelli e caratteristiche. Ammetto tutta la mia ignoranza. Li voglio.
Abituato a vedere Hoka studiate per gente che i sentieri li affronta a 100 km all’ora, non posso resistere al fascino della sorella che va piano. Eccoli, sono miei! Si chiamano Tor Ultra HI WP e mi intrigano fin dal primo istante. Merito anche di un look scanzonato che richiama i ben noti modelli da trail running.

Via allora lungo i sentieri della “mia” Macugnaga. Roba seria, perfetti per qualche test davvero stressante. Nonostante il peso ridotto (418 gr), i Tor Ultra HI WP danno subito l’impressione di essere robusti e quindi capaci di sopportare senza danni (per il piede) ogni incontro troppo affettuoso con i sassi, che qui sono di ruvido granito.
In salita il piede è sempre stabile e ben sostenuto, il puntale in gomma rigida perdona il passo distratto. Saliamo nel bosco verso il Lago Secco. La notte ha piovuto, quindi il menù prevede radici inzuppate e sassi ricoperti da una patina umida, fango a volontà. Entrano in gioco le qualità della suola in gomma Vibram Mega Grip con tasselli da 5 mm ben distanziati che consentono una rapida pulizia.
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Si sale senza tentennamenti, anche se talvolta proviamo ad appoggiare il piede dove nessun essere intelligente lo metterebbe. Ma questo è un test, suvvia. Accertato che l’impossibile resta tale anche per queste suole, possiamo procedere tranquilli. Se scivolata dev’essere, la causa sarà più probabilmente la nostra distrazione.
Fuori dal bosco il sole ha asciugato il terreno. Che in realtà è una pietraia adattissima a verificare la bontà (o meno) del connubio tra ammortizzazione tipico della scarpetta da running e il supporto della tomaia caratteristico dello scarponcino da trekking. Direi bene, anche se il giudizio è spinto verso l’alto soprattutto dall’ammortizzazione, davvero a livelli unici per questo tipo di calzatura, e dalla geometria Meta- Rocker dell’intersuola che sembra guidare il piede.
La tomaia invece non pare tenere al meglio in ogni momento. Certo, abbiamo provato di tutto per farle del male, giocherellando su qualche traverso inclinato o risalendo a goccia un’antica frana ora semi sommersa da cespugli di mirtilli e insidiosi tappeti di muschio. Anche questo stress test va comunque considerato favorevolmente, sebbene senza bacio accademico.
La mulattiera che, più avanti, porta ai Piani Alti di Rosareccio conferma le doti della suola anche sulle pietre lisce e bagnate dall’acqua di scioglimento dei nevai soprastanti. Ma soprattutto esalta la comodità complessiva dei Tor Ultra HI WP, che su terreno tutto sommato regolare paiono pantofole.
Tra una divagazione e l’altra siamo ormai in giro da quattro ore. Il caldo inizia a farsi sentire anche all’interno dello scarponcino e il sudore inumidisce le calze. Niente di clamoroso, forse sarebbe stata sufficiente una calza più leggera, ma l’impressione è che la traspirazione non sia al top quando il termometro supera i 25°. Al contrario la membrana eVent della tomaia si rivela ben impermeabile anche quando volutamente ci incamminiamo “in” un ruscello.
Ok anche la discesa, presa con decisione ma senza correre. Ormai consapevoli delle caratteristiche della scarpa, abbiamo potuto apprezzarne la precisione e la comodità. Non una scivolata e neppure un dolorino, sebbene si trattasse di calzature utilizzate per la prima volta e portate complessivamente per sei ore senza mai toglierle, neppure durante la lunga pausa panino all’Alpe Burki.
Il prezzo dei Tor Ultra HI WP sembra misterioso. Il listino dice 220 €, ma navigando sui siti dei principali store specializzati li abbiamo trovati sempre sotto quota 200 € e anche a meno di 150 €. Ipotizziamo una scelta della casa per far apprezzare un prodotto che in Italia è ancora quasi del tutto sconosciuto. Forse è il caso di approfittarne, prima dell’allineamento verso l’alto.
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