E’ da diverso tempo che avevo messo lo SciaccheTrail nella lista dei desideri, ma considerando il percorso impegnativo, non mi ero mai sentito abbastanza pronto e degno per onorare questa gara. Non è una gara facile, va preparata bene sia fisicamente che mentalmente ma vi assicuro che lascia dentro sensazioni fortissime a tutti,dal primo all’ultimo arrivato. E’ un trail dove ognuno è vincitore.
Ma quest’anno è stato diverso: lunghi allenamenti invernali con in testa solo la voglia di esserci, di osare ma anche di divertirmi e quindi eccoci qua a raccontare questa mia corsa che va ben oltre il puro gesto atletico. Non solo una gara, ma un evento che lega tradizioni, territorio e rispetto dell’ambiente.
Lo SciaccheTrail non è solo una gara, è molto di più: sono tre giorni di sport, cultura, tradizioni e anche buon cibo (il pasta party finale è degno di un pranzo presso un ristorante stellato … e non manca nemmeno una mega torta ad enfatizzare l’evento).
Un autentico spettacolo, non mi viene in mente un altro aggettivo per descrivere questa quarta edizione dello SciaccheTrail, gara Ultratrail con i suoi 49km e 2.400 D+ di puro spettacolo, svoltasi lo scorso Sabato 24 Marzo a Monterosso al Mare nel fantastico scenario delle Cinque Terre e perfettamente organizzata dall’ “ASD Sportiva delle Cinque Terre” con la collaborazione di tutti gli enti ed i comuni locali.
Un tracciato tanto difficoltoso quanto interessante dal punto di vista scenografico che ha richiamato alla partenza più di 300 selezionati atleti (di cui io ho avuto l’onore di fare parte) oltre ad icone del mondo outdoor del calibro di Anton Krupicka, Clare Gallaghere e Sally Mcrae.
Pre-gara
Arrivo a Monterosso il venerdì pomeriggio e vengo subito rapito dalla bellezza e dalla tranquillità di questo bellissimo borgo incastonato in un paesaggio marittimo mozzafiato.
Sapendo quello che mi aspetterà di lì a qualche ora, ne approfitto per un po’ di relax, crogiolandomi al sole, ed alla fine arrivo al briefing pre-gara giusto in tempo per avere gli ultimi precisi ragguagli sul percorso. In sala cala il silenzio quando viene annunciato che l’indomani in gara ci saranno le “scope Killer” che, oltre a fermare gli atleti fuori tempo massimo, a loro discrezione possono eliminare anche quegli atleti che sembrano particolarmente provati. Ho capito che mi toccherà tenere stampato in viso un sorriso a 34 denti per non rischiare di essere scopato via!
Le fasi di pre-gara proseguono poi con il controllo del materiale obbligatorio, la consegna del pettorale e del prezioso e ricco pacco gara composto da una felpa La Sportiva, un paio di calze tecniche griffate SciaccheTrail, una bottiglia di Sciacchetrà, un barattolo di pesto oltre ad altri prodotti locali, ed al buono per il godurioso pasta party finale. Insomma, un pacco gara così corposo da sfatare definitivamente tutti i pregiudizi sulla tirchieria dei liguri!
Il giorno della gara
Sabato mattina la sveglia suona alle 5:30, ed appena apro gli occhi mi catapulto giù dal letto per sbirciare il meteo fuori dalla finestra. Con mia grande felicità il cielo si presenta già limpido e terso anche se la temperatura è frizzante. Insomma, anche il meteo è dalla mia, ora non mi resta che correre e divertirmi, non ho scuse, ora tocca solo a me.
Dopo una rapida colazione, inizio la sacra fase della vestizione. Pur avendo già preparato tutto l’equipaggiamento, questo è sempre il momento dei dubbi, ma a differenza di gare più corte, qui ho anche il mio fido zaino trail che può venirmi in aiuto così da portare con me anche i miei dubbi dell’ultimo minuto.
Attacco il pettorale, rifaccio un ultimo breve controllo e via, lascio l’albergo e mi dirigo sul lungo mare di Monterosso al Mare dove a breve verrà dato il via alla gara.
Pronti via, si parte!

L’atmosfera è molto gioiosa e rilassata (completamente diversa rispetto a gare decisamente più corte e nervose), così ho il tempo di fare foto, salutare alcuni compagni di avventura, e persino fare un breve riscaldamento. Non so nemmeno io come ma mi trovo sotto lo striscione di partenza in prima linea a scandire il count-down.
Dopo un breve saluto delle autorità, ma soprattutto una bella benedizione del frate Capuccino (oggi ne avremo proprio un gran bisogno!), ed alle 7:30 precise viene dato il via a questa quarta edizione dello SciaccheTrail.
Anche in questa fase manca la solita concitazione per prendere le prime posizioni (… ed in effetti con 50 km da correre, chi ha fretta !!!) e mi ritrovo immerso in un’atmosfera sempre molto tranquilla e rilassata.
I primi due chilometri sono pianeggianti, costeggiano il mare e ci portano appena fuori Monterosso dove inizia la prima salita della giornata. Primo chilometro su asfalto per poi prendere una mulattiera a gradoni che sale verso il crinale sopra il paese puntando verso la località di punta Mesco. Iniziamo a prendere quota e il panorama intorno si apre a 360 gradi tra il verde dei pini marittimi ed il turchese del mare sottostante. E’ proprio uno spettacolo!
In breve raggiungiamo il crinale e continuiamo a correre sulle creste in una alternanza di brevi salite e discese molto divertenti ….
A lato del percorso, posizionato sopra una roccia, c’è il grande Anton Krupicka che incita energicamente il nostro passaggio (..ma vuoi dire che oggi lui non si è presentato alla partenza perché si è spaventato leggendo il mio nome nella starting list ?). Eccoci, sono i primi chilometri, ma evidentemente la demenza si è già impossessata di me. Sarà meglio rallentare un po’ l’andatura ed ossigenare meglio il cervello!
In breve raggiungo il primo ristoro che salto a piè pari; mi rifarò ampiamente con i prossimi.
Ormai il gruppo si è ampiamente frammentato, e da qualche chilometro corro in compagnia di un ragazzo del luogo che ha già corso questa gara diverse volte. Iniziamo a parlare ed a elogiare questo tracciato, le sue bellezze paesaggistiche, e gentilmente mi dà alcune dritte sul percorso che andremo ad incontrare da lì a poco.
Con il poco ossigeno che mi resta nei polmoni gli chiedo in quanto tempo pensa di chiudere la gara, così che possa tarare meglio il mio passo. Ma ahimè appena mi sento rispondere che lui pensa di terminarla tra le 5 ore e le 5:30, realizzo che per me è un’andatura troppo allegra. Così per il mio bene non mi resta che salutarlo promettendogli che continueremo sì a parlare di questa magnifica corsa, ma al pasta party finale davanti ad una bella bottiglia di Sciacchetrà DOC. Dopo pochi chilometri infatti quando imbocchiamo l’impegnativa salita verso Grignana, lo saluto definitivamente e tengo il mio passo.
In un tratto di traverso fuori dal bosco si scorge sotto di noi la splendida e pittoresca Vernazza; tutta la potenza e la maestosità della natura mi portano a fermarmi per scattare una foto a questo scorcio così pazzesco e meraviglioso.
Riprendo a correre in solitaria su un sentiero nel bosco dove l’attenzione deve essere comunque alta per non inciampare nelle innumerevoli radici e tra il terreno smosso dai cinghiali. Purtroppo anche qui si vedono molto frequentemente i danni arrecati alla natura, segno inequivocabile della loro massiccia presenza.
Pit stop con crostata
Appena uscito dal bosco, mi si para innanzi il ristoro del 25°Km, e qui alla vista della crostata casereccia e della colomba, apparecchio e mi accomodo …. E poi essendo anche tra i primi a passare, posso approfittare a man bassa del ricco ristoro, scambiando nel frattempo anche qualche battuta col gentile personale di supporto presente.
Rincuorato da un rapido controllo all’orologio, riparto per la seconda parte del percorso: un leggero velo di stanchezza inizia a farsi sentire, ma per ora mi sento ancora molto bene e pronto a gustarmi appieno la seconda parte di questo affascinate ultra.
Riprendo a correre a ritmo costante senza forzare troppo e cercando di superare indenne anche gli strappi di dura salita spesso scalinati. Lasciati i crinali, questa seconda parte del percorso si snoda a mezza costa ma sempre con il mare a vista sulla nostra sinistra ed in breve si inoltra nelle vigne e nei paesini arroccati a metà collina. E qui si capiscono i grandi sacrifici ed il duro lavoro che i vignaioli locali devono fare per coltivare questi terrazzamenti a picco sul mare. Se penso poi che il mio massimo sforzo finale sarà quello di stappare la bottiglia, quasi mi vergogno!
La grande scal(in)ata
Riprendiamo un tratto di strada asfaltata scendendo verso Manarola, poco dopo c’è l’emozionante passaggio festoso in centro paese. Breve ristoro, rapido controllo materiale (a sorpresa) e si riprende a salire, da prima tra le case del borgo per poi puntare verso il presepe che sovrasta l’abitato. E qui vedo la Madonna, e non solo quella raffigurata nel presepe. Sulla scalinata infinita, ecco il primo vero momento di difficoltà della giornata: inizio a non digerire più gli scalini verticali e qui capisco di avere sottovalutato una questione tecnica che in questo frangente mi avrebbe potuto aiutare molto: i bastoncini. In questo tratto infatti vengo superato da diversi runners, che anchese non sembrano molto più freschi di me, sono stati più furbi e lungimiranti pensando di portare i bastoncini. Salgo con molto affanno, e con la scusa di scattare qualche foto, mi fermo qualche minuto per tirare un po’ il fiato…. Ancora qualche centinaio di metri ed anche questo tratto è andato.
Il terreno riprende a salire intervallato da tratti in falso piano e discese; corricchio ma non posso e non voglio forzare. La salita precedente è rimasta nelle gambe ed i crampi iniziano a fare capolino.
Il borgo di Corniglia si intravede all’orizzonte, sembra lì a portata di mano, ma in realtà il percorso si snoda tra le insenature ed i capi e a dividerci ci sono ancora brevi ma infinite salite e discese.
Attraversata Corniglia, si riprende a salire. Mi faccio rapire dallo sciabordio delle onde e dal maestoso paesaggio, mentre l’aria pura e la salsedine riempiono i polmoni, e Vernazza è sempre più vicina.
Gli ultimi chilometri
Ormai manca poco, ed anche se in questi ultimi chilometri ho sensibilmente rallentato l’andatura, ormai posso essere certo che almeno la “scopa killer” oggi non mi avrà come vittima immolata.
Passaggio da Vernazza, (…e indovinate) riprendiamo un tratto di scalini in salita. Passati i terrazzamenti di viti, ora siamo immersi tra distese di ulivi secolari. Qui capisco quello che qualche chilometro fa mi aveva detto il mio compagno di avventura : “…. Questa gara è la più bella (e dura) che organizzano dalle mie parti; se fai questa è inutile pensare ad altre”. E in effetti aveva tutte le ragioni , ed oggi sono onorato e felice di essere qui.
Entro negli ultimi 5 km, e tutto sommato sono messo ancora decentemente bene. Soffro le salite verticali ma ormai non dovrebbero essercene ancora molte. Monterosso è sempre più vicino, e nonostante siano passate quasi 6 ore, il tempo è letteralmente volato via, quasi quasi mi spiace che tra poco questa gara magica si debba concludere, ma per oggi posso ritenermi assolutamente soddisfatto.
Ed eccolo, giù in fondo il gonfiabile del traguardo, c’è ancora tanta gente festante ad accogliermi ed incitarmi per gli ultimi metri. Chiudo questa splendida gara con un tempo tutto sommato soddisfacente, ma certo che il prossimo anno sarò ancora qui a godere delle emozioni che solo questa gara può e sa dare.
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