Partecipare alla Sellaronda Skimarathon, spettacolare gara di scialpinismo in notturna, non vuol dire solo provare l’adrenalina di una competizione mozzafiato. Ma anche restare a bocca aperta davanti allo scenario dei quattro passi dolomitici attraversati lungo il percorso di 42 chilometri.
Sono le 17.50 di un bellissimo venerdì. Fa caldo, molto caldo in questo fine marzo. Il sudore scende dal casco e mi bagna la fronte. Non è solo caldo, il mio: è tensione. Mi guardo attorno e cerco di mimetizzare il nervosismo, ma oggi è davvero difficile. Le pulsazioni salgono a mille. Sono qui a Selva di Val Gardena , in uno dei comprensori sciistici più belli del mondo, e di fronte a me svetta la salita del Dantercepies. Sono qui perché tra pochi minuti partirà la Sellaronda Skimarathon, la più spettacolare gara di scialpinismo in notturna, e io sono uno dei 1.300 scialpinisti al via.
Dal 1995 ogni anno (con l’unica eccezione del 2009, quando la gara non fu disputata) la Sellaronda Skimarathon richiama migliaia di appassionati di skimo che si sfidano lungo il celeberrimo circuito che gira attorno al massiccio del Sella: 42 km di gara e 2700 metri di dislivello positivo per scavallare i quattro passi dolomitici: Gardena, Campolongo, Pordoi e Sella. Il tutto nel tempo limite di 6 ore e 20 minuti. L’idea della gara venne – come nel migliore dei casi – a un gruppo di amici. E oggi quel sogno è diventato a tutti gli effetti uno dei momenti più importanti dello scialpinismo mondiale. Tanto che ogni anno le iscrizioni si esauriscono in pochissimi minuti.
Un’edizione da record
Ma ritorniamo proprio alla partenza. Attorno a me vedo solo ragazzi e ragazze che nel migliore dei casi hanno dieci anni meno di me. Nel “peggiore” sono molto più giovani dei miei figli. Perché questa è una gara velocissima: una specie di Formula 1 dello skialp. Una gara fatta, come recita un claim, per “uomini e donne jet”. Ovvero uomini e donne che riusciranno a percorrere il tracciato sciando a velocità fotoniche in discesa e a ritmi forsennati in salita. Ritmi che hanno davvero dell’incredibile, se pensate che in questa 24a edizione della Sellaronda Skimarathon la coppia maschile vincitrice, composta dai fortissimi Filippo Barazzuol e William Boffelli, ha stabilito il nuovo record della gara arrivando al traguardo con il tempo di 2h56’59. Record del percorso battuto anche in campo femminile dalla stella dello scialpinismo Laetitia Roux, che in coppia con la straordinaria Martina Valmassoi ha tagliato il traguardo col tempo di 3h32’37”.

Io so bene che oggi non sarò veloce: ho nelle gambe i 315 km in Lapponia di pochi giorni fa, dove ho dato davvero tutto. Ma come mi ha detto un maestro di sci stamattina “l’importante è avere il coraggio di partire”. Poi quello che viene, viene. E sarà comunque un’emozione pazzesca. Perché vi assicuro che partire in seconda gabbia, subito dietro ai campioni e ben davanti a concorrenti che capisco essere molto più agguerriti di me, implica di sentirsi davvero in dovere di dare il massimo con le energie a disposizione.
Emozione è fare la prima lunga, interminabile salita a tutta per poi trovarsi in cima al passo Gardena al tramonto e scoprire che il fiato ti si spezza in gola non solo per la fatica, ma anche per la bellezza incredibile del panorama che è davvero magnifico. In zona cambio mi tolgo le pelli, accendo la grande frontale e affronto la discesa verso Corvara e, mentre la notte scende, penso che questa sia una delle cosa più belle che ho fatto in vita mia. Emozione è passare Corvara attorniati da volontari premurosi e spettatori che fanno un tifo da stadio con i campanacci, e mi spingono sulla seconda salita verso Passo Campolongo. La notte cala e davanti a me c’è solo il cono di luce della frontale.

Non vedo i paesaggi magnifici che mi sono attorno, ma sento la stessa gioia che provavo nelle notti in Lapponia. Solo che qui ho anche la fortuna di condividere parte del “viaggio” con una simpaticissima coppia di ragazzi greci che – scoprirò al pasta party – sono gli organizzatori del Pierra Creta. Al pasta party ho anche la fortuna di scambiare quattro chiacchiere con Oswald Santin, organizzatore e presidente della manifestazione, che è al settimo cielo per questa edizione da record con il muro delle 3 ore infranto dal team vincitore.
Il giorno dopo mi sveglio: sono stanco morto. Ma non riesco a stare fermo e, inforcati gli sci, ritorno a quello che ieri sera era il luogo della partenza e riparto. Questa volta però senza pelli, ma con gli impianti. Sì perché il Sellaronda è soprattutto uno skitour che unisce quattro comprensori sciistici (Selva – Alpe di Siusi, Alta Badia, Arabba/Marmolada e Val di Fassa). Un itinerario che si può percorrere, con calma, in circa 5 ore sia in senso orario (lo stesso della gara) lungo il percorso arancione, sia in senso antiorario (variante leggermente più facile) lungo il percorso verde.
Sono felice di godermi questo momento di serenità. Ma mentre scio tranquillo alla luce del giorno, mi ritrovo a studiare i punti chiave del percorso della Sski Marathon della notte prima. Sorrido e penso: “Eh no Max, non puoi già pensare all’edizione 2020…”. In ogni caso so già anche dove alloggiare: all’Hotel Flora, un deliziosoalbergo delizioso a conduzione familiare, nel pieno centro di Selva e a pochi passi dalla partenza degli impianti.
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