Il mare nel cuore, la neve nelle gambe. Incontriamo la genovese Serena Viviani, atleta di Coppa del Mondo femminile di sci.
Da poco terminata la particolare stagione dello sci agonistico mondiale 2020/2021, con tutte le enormi problematiche organizzative che purtroppo la pandemia ha imposto, compreso il divieto assoluto di pubblico nelle gare, incontriamo un’atleta della squadra di Coppa del Mondo femminile che con un termine tennistico possiamo definire “Next Gen” dello sci internazionale: Serena Viviani.
Siamo a Genova, la città sul mare dove vive e in parte si allena Serena, 22 anni appena compiuti. È stata ufficializzata la sua partecipazione, nella prossima stagione, in squadra A di slalom. Una giovane agonista che arriva quindi a rimpolpare una specialità da cui in un paio d’anni sono fuoriuscite Manuela Moelgg, Chiara Costazza ed Irene Curtoni, senatrici della squadra che hanno abbandonato l’agonismo.
– Serena, com’è stato il tuo percorso dai primi passi sulla neve alla Coppa del Mondo?
Ho iniziato a sciare intorno ai tre-quattro anni. Un bel gioco: scivolare, prendere un po’ di velocità, cadere sulla neve, rialzarsi, divertirsi, stupendi paesaggi intorno. Poi le prime garette, lo sci club, tutte le varie fasi e categorie, e l’immancabile Trofeo Topolino (da sempre fucina di atleti e campioni di fama mondiale, ndr). Ho ottenuto buoni risultati, tanto da arrivare ai campionati italiani juniores. Poi la tanto desiderata convocazione nella squadra nazionale C.
– Poi nel 2017 un brutto infortunio al ginocchio destro. Sei stata lontana dallo sci e dall’ambito agonistico per ben due stagioni…
La ripresa è stata dura, ho persino dubitato se proseguire o meno. Per fortuna ho avuto vicino persone che mi hanno molto aiutato, e pian piano ho ritrovato quella fiducia che avevo perso. Sono finalmente riemersa dall’angoscia, e gli stimoli positivi mi hanno portato a ritrovare buoni risultati. Sono entrata nel gruppo sportivo Fiamme Oro, quindi due stagioni in Coppa Europa con vittorie e piazzamenti che mi hanno permesso di accedere alla Coppa del Mondo, con qualche gara disputata insieme all’elite mondiale dello sci.
– Ma tu sei anche una donna di mare. Che rapporto c’è tra l’acqua e la neve?
Devo essere estremamente sincera, all’inizio il mio rapporto col mare era prevalente, mi dava forza, rilassatezza, energia. Mi sono sempre ricaricata qui a casa, nella mia Genova. Ancora adesso, appena le gare me lo permettono, torno in Riviera a rilassarmi e ricentrarmi. Quello con il mare è un rapporto inscindibile, speciale.
– Pratichi altri sport oltre allo sci?
Per allenarmi vado molto in bicicletta. È un’attività che mi dà ottimi stimoli e mi piace. Oltretutto intorno alla mia città trovo strade affacciate sul golfo e sul mare, sensazioni di grande libertà, di svago, di raccoglimento positivo, di alleggerimento totale.
– Ti piace viaggiare?
Mi piace molto. Lo faccio spesso in occasione delle gare. Ma ci sono in particolare due posti dove non sono ancora stata e che mi incuriosiscono tantissimo: le Maldive, per il loro legame col mare, e il Canada. Qui in realtà è possibile che possa andare a breve grazie all’attività agonistica. Però devo riconoscere che anche le gare in Italia hanno il loro fascino. E la qualità del nostro cibo è insuperabile.
– E quando non ti alleni e non gareggi, cosa fai?
Mi interessa tutto quanto ha a che fare con l’alimentazione e il benessere psicofisico. E non solo dal punto di vista atletico. Vorrei frequentare la facoltà di biologia, per dedicarmi in futuro proprio alla scienza dell’alimentazione. Può rappresentare una marcia in più nella nostra quotidianità.
– Il tuo immediato futuro?
A causa dei miei problemi col ginocchio, devo effettuare una preparazione atletica anticipata, da giugno a settembre, con allenamenti sugli sci che inizieranno dai primi giorni di giugno e proseguiranno sino ad agosto. Inizio questa fase agonistica con aspettative abbastanza elevate, ma cercando di tenere i piedi per terra. È necessario trovare stabilità in Coppa Europa, per aumentare i punteggi e migliorare quindi il numero di pettorale di partenza nelle gare. Inizia effettivamente ora un’ulteriore fase della mia vita di atleta: devo centrare gli obbiettivi e darmi da fare!
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