Dopo sette anni il Bradipo Trail Invitational torna alle origini e ritrova la neve, come accadde solo in occasione della prima edizione. Si chiude dunque come era iniziato, e con indosso l’abito più elegante il primo ciclo dell’evento degli eventi. Quello a cui ormai tutti ambiscono partecipare perché mantiene le promesse. Si va piano per davvero, e chi azzarda fughe in avanti sa che l’anno successivo non sarà più invitato.
La cronaca. Sabato scorso sessanta bradipi sono tornati a salutare la loro montagna sacra, quel Monte Palanzone che domina la Pianura padana dai suoi 1430 metri di quota nel Triangolo Lariano. C’erano tutti, dai finisher del Tor des Glaciers a quelli che non disputeranno mai una gara in vita loro, dagli ex corridori in evidente sovrappeso alle ultratrailer griffate dei Muscoli del Lario, dai trekker per un giorno a quelli capaci di sfinirsi per un premio di categoria nella garetta di paese.

Ma per una volta si va tutti insieme, lentamente a ritmo segnavia del CAI. È la regola del Bradipo Trail Invitational. Ce ne sono altre, a dire il vero. Per essere invitati serve certificare controprestazioni (ritiri, tagli ai cancelli, posizioni nell’ultima parte della classifica…), bisogna essere consapevoli di ricevere punti negativi UTMB, occorre essere disposti a sopportare le chiacchiere di un vicino di sentiero logorroico e le infinite soste per foto inevitabilmente tutte uguali.
Ma proprio per questo i partecipanti si sentono unici e, in qualche modo, privilegiati, potendo soddisfare senza patemi quello che hanno davvero nel cuore: la passione per l’andare per sentieri. Fine della retorica bradipa.

Non che il menù della serata sia banale: quest’anno occorreva superare 1.100 metri di dislivello, partendo da Caslino d’Erba e raggiungere il Palanzone passando dalla Capanna Mara e dal Pizzo dell’Asino con la sua spettacolare quanto sadica arrampicata (110 m D+ in soli 320 m di sviluppo). Il tutto condito da fango e neve, quest’ultima bella da vedere ma non sempre la miglior compagna di una camminata.
Ne sa qualcosa il gruppetto che ha optato per la variante wild tra la vetta e il rifugio che resterà nella storia bradipa. Mai banale è anche il Pizzocchero party allestito da Italo nel suo Rifugio Riella con la consueta generosità, mentre per pacco gara, premiazioni e pinzillacchere varie si prega rivolgersi altrove.

E per il futuro? Se il Bradipo Trail Invitational sopravviverà al settimo anno, la novità promessa fin da ora sarà la pioggia. Mai una goccia d’acqua ha bagnato l’evento, sarebbe anche l’ora. Saranno comunque organizzati corsi gratuiti di lettura delle previsioni meteo (più di uno ha rinunciato last minute, togliendo il posto ad altri che sarebbero stati volentieri della partita, sostenendo che il TG aveva annunciato catastrofi: le previsioni si guardano riferite a ora e luogo, non a macroregioni!).
È probabile il raddoppio della quota d’iscrizione, che non sarà rimborsabile. Verrà anche aggiornata la mailing list degli aventi diritto all’invito, aggiungendo coloro che nel 2020 si distingueranno con performance discutibili senza però sfondare l’attuale tetto dei 100 indirizzi.
Difficile infatti immaginare un aumento dei partecipanti, visto che la capienza del rifugio non cambierà almeno fino a quando all’ombra del Palanzone non sarà costruito l’agognato PalaBRADIPO. Ma in vista delle Olimpiadi 2026 stanno per piovere finanziamenti. Chissà.

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