Un tempo Solda, in Alto Adige, era chiamata “la Siberia del Tirolo” e si diceva che i bambini giocassero con i lupi. Oggi le cose sono cambiate, ma è rimasto il fascino da ultima frontiera. Un posto davvero unico per una vacanza fuori dagli schemi.
Paul Hanny non fuma e soprattutto non beve. Ma anche se a tavola ordina aranciata, questa «stranezza» gli viene facilmente perdonata dai compaesani. Ben disposti a chiudere un occhio, tra una birra e l’altra, di fronte alla genialità dell’uomo. Perché buona parte del fascino di Solda si deve proprio a lui. Che è riuscito – con una serie di brillanti operazioni di marketing – a trasformare un pugno di case e di alberghi in una sorta di Tibet nostrano.
È Paul Hanny a dare una mano a un grande manager tedesco dell’editoria (braccio destro di Hubert Burda), quando questi decide di farsi costruire a Solda una sontuosa villa in stile tirolese. È lui a organizzare proprio qui una segretissima vacanza per Michael Jackson. Lui a convincere Reinhold Messner – di cui è stato per anni compagno di spedizioni – a portare in paese una colonia di yak e ad aprire un agriturismo in stile himalayano, oltre a un affascinante Museo della Montagna. Lui ad accogliere ogni estate Angela Merkel, che trascorre a Solda le ferie. E a organizzare tutti gli anni, ormai dall’84, la Settimana dei Campioni: sette giorni di sci in compagnia di sportivi del calibro di Gustav Thöni, Marc Girardelli e Annemarie Moser-Pröll.
Una vacanza a Solda, al cospetto dell’Ortles
«Un tempo chiamavano questo paese la Siberia del Tirolo. Si diceva che i bambini mangiassero dalle ciotole insieme agli orsi, e cavalcassero lupi», racconta Hanny. Certo, ora le cose sono cambiate. Ma il fascino da ultima frontiera è rimasto.
Chi sbaglia (o è sfortunato) paga. Non si fanno sconti a nessuno. Ne sanno qualcosa i cinque scalatori che da anni dormono in fondo a un crepaccio, sotto la parete nord del Gran Zebrù, una delle tre vette (con il piccolo Zebrù e l’Ortles) che domina Solda. Impossibile recuperarli. Anche se il team del soccorso alpino è uno dei più preparati delle Alpi.
La storia del soccorso alpino locale è legata a un personaggio che a Solda è considerato un vero benefattore: il parroco (oggi emerito) Josef Hurton. Fu lui, quando nel 1960 il suo predecessore venne travolto da una slavina e la salma recuperata soltanto tre mesi e mezzo dopo, ad attivarsi per mettere in piedi una scuola per cani da valanga. L’unica a livello nazionale, i cui metodi di addestramento sono ora seguiti anche da operatori svizzeri, tedeschi e austriaci. E fu proprio don Hurton, sempre in prima fila nel prestare aiuto, a promuovere l’uso dell’elicottero durante le operazioni di soccorso (cosa che adesso è diventata routine), facendo salire a bordo anche i cani in modo da farli arrivare più velocemente a destinazione.

A Solda ha imparato a sciare Gustav Thöni
Una montagna che non fa sconti, si diceva. E che tempra i suoi «figli». A pochi chilometri da Solda, giù a Trafoi, hanno imparato a sciare Gustav Thöni e suo cugino Roland. Su una sola pista, l’unica che c’era. «Ma non era certo come quelle di adesso – ricorda Gustav ridendo -. La battevamo noi con gli sci ai piedi. C’erano gli alberi, e bisognava riuscire a schivarli. E i sassi. E i cumuli di neve fresca. Insomma, un vero percorso a ostacoli…».
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Nessuna traccia, a Solda, dei bagliori rosa delle rocce dolomitiche. Qui a dominare sono le pietre grigie e i ghiacci perenni del «gigante» Ortles, che con i suoi 3900 metri è la vetta più alta della regione. La sua parete nord fu conquistata solo nel 1931 (da Franz Schmid). E i due fratelli Messner, Reinhold e Günther, ne superarono il seracco centrale nel ’71.
Nel ristorante di Reinhold Messner
Una montagna che non si concede facilmente. Che mette alla prova anche quelli capaci di giocare duro. Come Reinhold Messner, appunto. Che ha trovato quasi naturale aprire proprio qui un agriturismo dal nome evocativo: Yak&Yeti. Ricavato da un maso del ‘600, comprende anche un ristorante in stile tibetano, dove vengono serviti piatti a tema «rivisitati». Come il goulasch preparato con la carne degli yak che lo scalatore alleva (e che ogni estate, alla fine di giugno, diventano protagonisti di una singolare transumanza quando vengono accompagnati sui pascoli intorno al rifugio Milano).

Un Museo della Montagna dedicato ai ghiacci
Ma non si è limitato a questo, Messner. Innamorato di Solda, vi ha fatto costruire anche uno dei suoi sei Musei della montagna. Battezzato Alla fine del mondo, racconta le storie delle spedizioni polari, e vi sono esposti attrezzi e cimeli. Oltre alla maggiore collezione di dipinti con le vedute dei monti della zona. «Molti li ha fatti realizzare Messner in persona, che commissiona opere ai giovani artisti e spesso si ritrova dopo alcuni anni con un autentico capolavoro tra le mani», spiega Robert Eberhöfer, 40 anni, curatore del museo e istruttore di snowboard.

Tra simulazioni di slavine e giochi architettonici che ricreano le fenditure di luce nei crepacci, ecco la tenda che nell’89 ospitò per 92 notti Reinhold Messner e Arvad Fuchs durante la loro spedizione in Antartide. Ecco la piccozza di Josef Pichler, primo a conquistare la vetta dell’Ortles. Il fornello di Roald Amundsen. I ramponi di Willo Welzenbach, primo scalatore a utilizzare, nel ‘24, i chiodi da ghiaccio: cosa che gli permise ascensioni considerate fino a quel momento irrealizzabili.
E poi, ecco anche lo Yeti. O meglio, quello che si supponeva essere tale. Perché in realtà l’abominevole uomo delle nevi, che aveva popolato di incubi le notti di tanti scalatori, era un gigantesco orso. Proprio come quello che si vede all’interno del museo.
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