Per mettere alla prova il Garmin InReach Explorer abbiamo scelto un terreno di gioco davvero estremo: la Rovaniemi 300 Arctic Race. Il risultato? Si è rivelato un compagno di avventure ideale.
Sono appena rientrato da Rovaniemi, dove ho corso con successo Rov300, Ultra Arctic Winter Race di cui ho parlato qui. Nella corsa a piedi si sono imposte due donne nei primi due posti assoluti, penso sia un messaggio bellissimo e che valga la pena evidenziarlo sempre e a dovere. In quanto a me, sono soddisfatto della mia gara e del mio tempo perché quest’anno il tracciato era davvero molto impegnativo.
Nonostante sia ormai un veterano delle artic ultra races, in questa gara ho usato per la prima volta un dispositivo two-way GPS Tracker, che era parte del materiale obbligatorio della Rov300. Il tracker è sempre più obbligatorio in questo tipo di competizioni per motivi di sicurezza: infatti invia un segnale con le coordinate della posizione dei singoli concorrenti sia agli organizzatori che “al pubblico a casa” testimoniando lo stato di avanzamento del concorrente in gara.
Dopo essermi documentato a lungo sui vari tipi di tracker in commercio e sulle loro diverse caratteristiche, circa due mesi prima della partenza ho scelto il Garmin InReach Explorer perché era quello che rispondeva meglio alle mie esigenze in questo tipo di gara, dove il percorso si snoda in un luogo remoto, e in caso di necessità i soccorsi possono impiegare molte ore prima di raggiungerti.
In realtà anche l’anno scorso all’Iditarod in Alaska avevo un tracker. Ne avevo uno messo a disposizione dall’organizzazione, posizionato sulla slitta, che ogni 10 minuti mandava un messaggio che veniva captato e riportato sulla mappa del sito trackleards.com. Tutto qua. Io non potevo in alcun modo utilizzare questo tracker per mandare segnale di S.O.S. o altro: era una semplice “antenna” per localizzarmi.
Invece quest’anno alla Rov300 il tracker ho dovuto usarlo secondo il regolamento in diversi momenti. In primo luogo mandando un messaggio pre-impostato “”Way-point check-in” ad ogni waypoint, ovvero ad ogni punto di riferimento stabilito dagli organizzatori. I waypoint sono “luoghi virtuali” in cui è obbligatorio passare (ce n’erano ben 31), perché in questo tipo di gara senza un percorso balissato, ferma restando la libertà di scegliere il tracciato ritenuto più idoneo, il concorrente deve obbligatoriamente transitare in questi “chekpoint” in modo tale che non ci siano concorrenti che “taglino” chilometri di percorso.
L’altro messaggio che ero obbligato a mandare è il REST IN/OUT, dando così informazioni utili agli organizzatori: mi sono fermato perché farò una pausa per mangiare e/o dormire. Non c’è nulla di cui preoccuparsi, non mi sono fermato non per un problema. Per poi mandare lo stesso messaggio al momento di ripartire.
Un pulsante per chiamare soccorso
Ovviamente c’era anche una terza situazione, che fortunatamente non ho dovuto utilizzare. In caso di pericolo grave e necessità di chiamare i soccorsi il Garmin InReach Explorer dispone di un pulsante laterale che comunica direttamente, grazie ad una rete internazionale, alla locale autorità per la sicurezza e per il Pronto Intervento. Ovviamente, questo pulsante è da usare solo in reale situazione di pericolo, ed è anche per questo che in questo modello di tracker della Garmin il pulsante è “protetto” da un sistema di sicurezza per evitarne l’uso accidentale.
Ora potete ben immaginare che mandare i messaggi dei check-in ai waypoint e dei rest in/out non è proprio così semplice indossando i guanti e dopo giorni di cammino, ma ciò che rende il Garmin InReach Explorer uno strumento di altissimo livello non è solo l’accuratezza del segnale che invia e delle coordinate geografiche che trasmette, ma anche la facilità e la semplicità nell’utilizzo che lo rendono uno strumento davvero straordinario in condizioni estreme come può essere una artic ultra trail.
Lo schermo a colori poi rende molto visibile e chiaro il menu del tracker e facilita la visualizzazione del mappa del percorso, rendendo lo strumento un preziosissimo aiuto nel seguire la traccia e quindi nella gestione dell’intera gara. Ottima anche l’App per la gestione dello stesso Garmin InReach Explorer. Tanto che alcuni concorrenti usavano proprio l’app per visualizzare ancora meglio il tracciato di gara, approfittando dello schermo più ampio del loro Smartphone.
Nota di eccellenza infine per il Customer Help Desk della Garmin sempre disponibile a rispondere a tutte le domande dalle più complesse e atipiche alle più semplici (confesso: gliele ho fatte tutte!)
In sintesi ecco i punti salienti del Garmin InReach Explorer:
– sistema semplice di utilizzo
– altissima precisione del segnale
– dimensioni e peso contenute
– lunga durata della sua batteria (ho dovuto ricaricarlo solo una volta malgrado l’uso estensivo che ne ho fatto in gara per 105 ore e 50 minuti)
– schermo ampio e a colori
– possibilità di pre-impostare messaggi per essere più veloci nelle comunicazioni
– possibilità di ricevere aggiornamenti meteo
– facilità nel seguire la traccia a schermo
– pulsante di sos ben visibile, ma protetto in modo tale da evitare involontarie attivazioni
Per tutti questi motivi il Garmin InReach Explorer si posiziona come un compagno ideale in queste Ultra Arctic Winter Races e, dico io, anche per trekking di più giorni e per attività alpinistiche nelle zone più remote del globo.
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