Nel mondo del ciclismo odierno c’è un personaggio che più di ogni altro è riuscito a unire gli appassionati di Mtb, Cross e gare su strada. Il suo nome è Peter Sagan.
Slovacco classe 1990, il corridore della Bora-Hansgrohe ha scritto in questi anni vere e proprie pagine di storia dello sport. È infatti l’unico atleta ad aver vinto un titolo mondiale sia nella mountain bike (da Junior nel 2008) che nelle gare in linea. Ma non solo: è anche l’unico ad aver collezionato tre maglie iridate consecutive. Ma qual è la storia dietro al campione? E come Peter Sagan si è trasformato in “Tourminator”?
Nato a Zilina il 26 gennaio, Sagan inizia proprio dalla mountain bike. È il fratello Juraj a trasmettergli la passione per la bici da cross. Il primo sogno è quello di specializzarsi nel downhill, ma la famiglia lo indirizza verso il cross country portandolo in giro tra Slovacchia e Repubblica Ceca per permettergli di partecipare alle gare.
Che il ragazzo abbia un talento straordinario si capisce fin da subito. Sagan inizia infatti a collezionare titoli e vittorie nella categoria juniores. Stagione di grazia quella 2008, chiusa con la conquista del titolo nazionale, europeo e mondiale.
Nel 2009 arriva il passaggio al ciclismo su strada. Lo slovacco esordisce con la maglia della Dukla Trencin-Merida, formazione Continental slovacca con la quale debutta tra i professionisti. L’anno successivo è quello della prima vittoria tra i Pro: passato alla Liquigas-Doimo conquisterà due tappe e la classifica a punti della Parigi-Nizza, una frazione del Giro di Romandia e altre due al Giro di California.
Il mondo del ciclismo inizia ad accorgersi di lui, e nel 2011 Sagan diventa il più giovane ciclista della storia a vincere una corsa a tappe del World Tour, il Tour de Pologne. Per un talento del genere il palcoscenico giusto non può che essere quello del Tour de France.
E così, nel 2012, inizia la “storia d’amore” tra lo slovacco e la Grand Boucle. Un rapporto che va avanti da sei anni e che si è tradotto in un dominio ininterrotto nella speciale classifica a punti. Basti pensare che anche lo scorso anno Sagan ha rispettato i pronostici di BetStars che lo davano tra i favoriti per la vittoria della maglia verde, ottenendo il sesto successo consecutivo nella graduatoria che premia i piazzamenti in corsa. Ovviamente stiamo parlando dell’ennesimo record.
Ma andiamo con ordine. Prima di debuttare al Tour e di conquistare tre tappe nella gara più prestigiosa, Sagan vince una frazione al Tour dell’Oman e una alla Tirreno-Adriatico, chiudendo l’annata con sedici successi.
Il 2013 è l’anno delle prime volte. Il fenomeno slovacco conquista la prima grande classica della carriera, la Gand-Wevelgem, e la prima tappa al Tour, nella frazione con arrivo ad Albi.
Due anni dopo passa alla Tinkoff-Saxo e inizia a riscrivere la storia del ciclismo e delle gare in linea. La stagione 2015 non inizia nel migliore dei modi: Sagan non vince da nove mesi quando alza finalmente le braccia al cielo durante la Tirreno-Adriatico. Non si fermerà più: due tappe al Giro di California, due a quello di Svizzera e una alla Vuelta saranno solo l’antipasto al più grande successo in carriera, il titolo di Campione del Mondo conquistato sul tracciato di Richmond.
L’anno successivo farà ancora meglio e la sua bacheca si arricchirà di un’altra Gand-Wevelgem, del primo Giro delle Fiandre e di tre tappe al Tour, impreziosite dalla possibilità di indossare la maglia gialla per altrettante frazioni.
Ma il 2016 verrà anche ricordato come l’anno del ritorno al primo amore, quello per la mountain bike. Sagan partecipa ai Giochi Olimpici di Rio proprio nella disciplina che l’ha lanciato prima di conquistare il secondo Titolo Mondiale consecutivo su strada, questa volta a Doha, in Qatar.
Passato tra le fila della Bora-Hansgrohe, e dopo aver conquistato tappe nelle principali corse a tappe, Sagan entra ufficialmente nella leggenda dello sport il 24 settembre 2017 quando vince per la terza volta consecutiva i Mondiali a Bergen. Nessuno vi era mai riuscito.
Ma l’importanza di Sagan va oltre il mero dato sportivo. Lo slovacco ha portato una ventata di leggerezza in uno sport spesso troppo legato agli schemi della fatica e dello sforzo. È un corridore moderno che sa comunicare e sdrammatizzare, ed è sempre pronto allo scherzo. Basti pensare che in gruppo sono ormai celebri le sue imitazioni di Forrest Gump, Usain Bolt, Di Caprio e Rocky Balboa. Un approccio che l’ha trasformato nell’idolo dei giovani cicloamatori, con oltre 6 milioni di contatti web al giorno.
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