Domenica 16 giugno ho corso una delle gare più dure e tecniche che abbia mai affrontato. Sto parlando del trail Oasi Zegna. O meglio, di quello che è chiamato mini trail Oasi Zegna: 25 km e 1.700 metri di dislivello. Ma tutto ha inizio con il viaggio insieme a Claudio, mio compagno di avventura, e con la notte in palestra in attesa della partenza. Avrei dovuto correre insieme a lui la 60 km, ma qualche piccolo acciacco mi ha fatto propendere per la corta. Grazie agli organizzatori, non è stato un problema cambiare pettorale.
Finita la cena, preparo materassino e sacco a pelo, e dopo qualche saluto e qualche chiacchiera si va a letto. La partenza del mini trail è prevista per le 8, ma quelli della lunga, Claudio compreso, si sveglieranno intorno alle 3. La loro partenza è alle 5 di mattina. Ovviamente mi sveglio anch'io con loro, e ogni tentativo di riprendere a dormire sarà vano. Alla fine mi alzo e vado a vedere lo start di quella che avrebbe dovuto essere la mia gara.
Anche se sono a bordo strada, l'emozione è tanta. Ci sono un sacco di amici che iniziano a faticare e questa volta li ho abbandonati…. mi sento un po' un traditore. Con calma vado a fare colazione, e poi mi corico ancora per qualche momento. Ormai stanno arrivando tutti i concorrenti della gara corta e quindi la palestra si riempie in poco tempo. Gli occhi non si chiudono più: è arrivato il momento di prepararsi a partire.
Dopo la spunta del pettorale, l'amico Fulvio, compagno di squadra nel Team Tecnica e uno degli organizzatori del trail, fa il conto alla rovescia e via… si cammina subito. Dopo i primi 50 metri, si attacca infatti una rampetta decisamente ripida. È l'arrivo di una delle piste da sci di Bielmonte, ma farla al contrario in salita non è come sciare!!!
Per fortuna arriva subito un bel tratto corribile e il gruppo inizia a sgranarsi. Le sensazioni sono buone. Sarà che la mente sa di dover affrontare solo 25 km, sarà che non spunta nessun dolorino di quelli che mi aspettavo dopo i primi km, sarà la chiacchiera iniziale con alcuni amici, ma le gambe girano bene e anche sulla prima salita vera fino allla cima del Bonom (1878 mt), i km vanno via lisci.
Anche il clima è ottimo per correre: né troppo caldo, né troppo freddo. Una corsa iniziata e che prosegue su ottimi binari. Il percorso è bello e decisamente impegnativo. I sentieri sia in salita, sia in pianura o in discesa, sono tecnici e difficili. Ci troviamo ad affrontare singletrack ripidi e scorbutici, e pratoni sconnessi, dove correre diventa una piccola impresa. Il mio pensiero durante la discesona che porta al ristoro del 23° km è stato: se porto a casa le caviglie sane, sicuramente le ho rinforzate!!
A livello di panorama, è una gara che nulla ha da invidiare a posti più conosciuti. In alcuni punti la vista spazia a 360°. Con il bel tempo le immagini sono mozzafiato… un po' come i sentieri su cui si corre. Gli ultimi km non sono uno scherzo. La salita che riporta a Bielmonte è veramente impegnativa. Sono 3 km che segnano. Diciamo che non te li aspetti così duri. Invece la rampa nel bosco sale senza mollare un attimo. Poi gli ultimi due sono corribili e, avendone ancora, si possono lasciar andare le gambe e correre fin sotto il gonfiabile del traguardo.
Sinceramente io, che amo le gare lunghe, non pensavo di divertirmi così e di trovare tante note positive in un percorso corto. Corto e molto impegnativo, uno dei più duri affrontati in rapporto a lunghezza e dislivello positivo, ma che ha lasciato stimoli e voglia di affrontare i prossimi impegni con rinnovato spirito.
L'unica nota negativa è stata trovare Claudio subito dopo il mio arrivo, ritirato per un problema alla caviglia. Come dicevo prima, se riuscivi a portare a casa le caviglie tutte intere le rinforzavi… beh, non sempre ci si riesce.
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