Boschi, torrenti, pareti di roccia, sentieri che attraversano territori ancora intatti e ben poco popolati. La Valle Stura è un vero paradiso per gli amanti dell’outdoor. Noi abbiamo trovato un posto speciale per fare trekking a cavallo.
L’idea era quella di trascorrere un weekend in compagnia per dedicarsi al trekking equestre e alle passeggiate. Requisiti della località: doveva essere un posto via dalla pazza folla ma facilmente raggiungibile; suggestivo ma poco conosciuto; con cucina eccellente ma low-cost; con un maneggio alla mano ma professionale… insomma, sì, avevamo parecchie pretese. Ma ce l’abbiamo fatta.
La scelta è caduta su Vanet Cavallo, un agriturismo con annesso maneggio che si trova in Valle Stura, in località Vanet di Demonte. D’accordo, il nome non è proprio la quintessenza della fantasia, ma qui si bada al sodo. E visti i risultati, va bene così.
La Valle Stura si allunga per circa 50 chilometri in territorio piemontese, correndo da Borgo San Dalmazzo fino al Colle della Maddalena, da cui si passa in territorio francese. Nulla a che vedere con le montagne superaffollate della Valle d’Aosta e del Trentino. Qui siamo nel territorio piemontese dell’Appenino Ligure, inevitabile che l’atmosfera sia poco mondana. Proprio quello che cercavamo. Perché qui siamo davvero “into the wild”, anche se solo a un paio d’ore di distanza da Torino e poco di più da Genova.
L’agriturismo Vanet Cavallo, poi, è imbriccato in cima a una strada strettissima e tortuosa che da Demonte inanella curve e piccoli tornanti arrivando a quota 1030. Questo è il regno di Dimitri Jomini, professione guida equestre, arrivato tra queste montagne dalla Svizzera insieme alla sua famiglia, che si è trasferita qui nell’81.
Equitazione di montagna
Appassionati di Aveglinesi – una razza di montagna particolarmente docile e resistente – i Jomini da circa 30 anni allevano e selezionano cavalli. Si sono innamorati di questo borgo perduto tra le montagne, e hanno rilevato e rimesso a nuovo un vecchio casale trasformandolo in agriturismo con annesso maneggio, specializzato in equitazione di montagna.
E’ sotto la guida di Dimitri che mi sono avventurata, insieme a un manipolo di amiche, per i boschi della Valle Stura in sella a Marilù, pimpante cavallina Aveglinese (anzi Haflinger, per dirla alla maniera altoatesina, dal momento che questi cavalli sono originari dell’Alto Adige).
Ecco, un altro punto a favore del maneggio Vanet Cavallo è che gli animali sono sani di mente. Durante le mie sporadiche incursioni nel mondo equestre, mi è sempre capitato di imbattermi in due categorie ben precise di cavalli: i ronzini che non camminano neppure se gli fai l’elettroshock, e le bestie un po’ alterate che si imbizzarriscono a ogni fruscio di vento. In particolare io ho sempre mostrato un “fiuto” particolare per questa seconda categoria. Le mie ultime uscite a cavallo si sono sempre concluse con una bella impennata.
In un caso e nell’altro, si è trattato comunque sempre di cavalli poco felici di portare sulla groppa dei principianti, e determinati in qualche modo a fargliela pagare. Qui in Valle Stura ho avuto la piacevole sorpresa di trovare invece cavalli tranquilli ma non rintronati; docili ai comandi ma con personalità. Risultato: un piacevole pomeriggio in sella, gradito sia a chi non ci aveva mai provato, che ai più esperti.
Cade la pioggia, ma che fa?
Sentieri nel bosco, salite, discese, guadi di piccoli torrenti, soste nei prati per far rilassare i cavalli e concedere loro qualche brucata di erba fresca… Nemmeno la pioggia che ci ha sorpreso lungo il cammino è riuscita a rovinare la festa: anzi ci ha messo del suo, conferendo al paesaggio un’atmosfera ancora più appartata e fuori dal mondo. “Tra l’altro – ci ha spiegato Dimitri – ai cavalli piace camminare sotto la pioggia. Rumori e odori si attutiscono, e loro diventano più tranquilli”.
Tornando la sera in agriturismo, siamo passate dall’atmosfera country a quella scout: ci era stata riservata un’intera camerata con una decina di letti a castello (un po’ cigolanti, per la verità, ma noi “ragazze” non ci formalizziamo per così poco). Due bagni in sette, ma in compenso una sala da pranzo tutta per noi. Camino acceso, e un’infilata di piatti non troppo abbondanti ma decisamente gustosi: tartare di fassona, bignè salati, peperoni sott’olio con bacche di ginepro, roastbeef, bonet…
Vita da Expat
Nessuno se l’è presa a male quando abbiamo iniziato a suonare la chitarra. La signora Ornella, che gestisce con tocco magico insieme al marito il ristorante e l’ospitalità in agriturismo, si è ritirata in buon ordine lasciandoci campo libero. Ornella è una sorta di expat qui in Valle Stura: ha lasciato Milano (dove gestiva alcuni negozi) una dozzina di anni fa. Suo marito, emiliano purosangue (tanto per restare in tema di cavalli), si occupa della cucina, e lei dell’accoglienza. “Perchè ho lasciato la metropoli per queste montagne? Era arrivato il momento di cambiare vita – dice -. Ogni tanto la nostalgia della grande città si fa sentire. Ma questa è una dimensione tutta particolare, e mi sono ritagliata una vita a mia misura”.

Ma la Valle Stura non è ideale solo per chi ama le passeggiate a cavallo. Il fiume Stura, che dà il nome alla valle, è perfetto per gli appassionati di sport acquatici come rafting, kayak raft, hot-dog, hydrospeed. Le difficoltà di questo fiume – che vanno dal 2° al 3°, a seconda del livello dell’acqua, su una scala di 6 gradi – fanno sì che anche i principianti possano divertirsi. L’unico requisito richiesto è una certa confidenza con l’acqua.
Voglia di camminare
E poi, naturalmente, c’è il trekking. Il territorio conta due cime di oltre 3.000 metri (il Corborant e il Tenibres), una settantina di laghi alpini, centinaia di sentieri. Sulle montagne più alte vivono stambecchi, camosci, mufloni, caprioli. Noi abbiamo avuto un “assaggio” di quanto offrono queste montagne con un’escursione che ha preso il via dal pianoro di Bergemolo. Da qui siamo salite al Pra dla Sala (circa 1.500 metri di quota) e poi al Colle dell’Arpione (1.720 metri), uno scenografico valico che collega la Val Gesso con la Valle Stura.

La bella notizia è che su questi versanti si riesce a salire dolcemente, su sentieri agevoli e mai troppo ripidi, tra boschi che all’improvviso si aprono regalando squarci di cielo, vedute di ampio respiro, panorami sulle cime intorno. L’unico neo, per chi è abituato alla montagna formato turistico, è che bisogna portarsi appresso acqua e provviste. Queste zone non pullulano di rifugi.
Uno, però, va segnalato: l’Olmo Bianco, dove ci siamo fermate di ritorno dalla nostra escursione (e dove avevamo lasciato con predeterminazione l’auto). Si trova sul pianoro di Bergemolo, e propone a prezzi calmierati una serie di piatti casalinghi e gustosissimi: dalla polenta con spezzatino agli agnolotti al ragù, dall’insalata russa “home made” alla tartare a km zero.
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