Un’idea di trekking in Liguria? Vi proponiamo questa escursione di circa 12 km. Che regala panorami strepitosi e un incontro molto particolare: quello con l’esploratore norvegese Thor Heyerdal.
Come buona parte dei Liguri, mi sono sempre tenuta alla larga dagli “invasori” del weekend. E per anni, inorridita all’idea di mescolarmi alla folla, non sono più tornata a godermi i miei profumi di mare e di macchia mediterranea. Ma tant’è, con l’avanzare dell’età la nostalgia ha avuto la meglio. E quindi eccomi di nuovo a bazzicare la mia amata/odiata Liguria. Tenendomi però ben lontano dalle spiagge, e andando invece alla scoperta di nuovi itinerari nell’entroterra. Perché qui, per chi ha voglia di camminare, gli incontri ravvicinati con i turisti sono per fortuna davvero scarsi. Al massimo bisogna fare i conti con cinghiali (che in ogni caso preferiscono scorrazzare di notte e riposare di giorno).
Avevo già scritto del trekking sull’Alta Via dei Monti Liguri. L’escursione che vi propongo adesso è una bella camminata di circa quattro ore, che prende il via da Alassio, si inerpica sulla collina arrivando fino al Poggio Brea (il punto più alto con i suoi 371 metri di quota) e scende poi ad Andora. Da dove con un bus di linea si può tornare comodamente al punto di partenza.
Panorami a parte, questo trekking in Liguria ha anche una particolarità che lo rende molto attraente: il percorso tocca infatti il piccolo borgo medievale di Colla Micheri. Si trova a cavallo della collina che separa il territorio di Laigueglia da quello di Andora, lungo l’antico tracciato della Via Julia Augusta, la strada romana che collegava l’Italia alla zona del Rodano. Caduto in stato di abbandono, Colla Micheri negli anni ’50 era poi diventato il buen retiro di un personaggio molto speciale: Thor Heyerdahl, l’esploratore norvegese che nel 1947 attraversò l’Oceano Pacifico dal Perù alla Polinesia a bordo di una zattera in legno di balsa battezzata Kon-Tiki (su questa avventura, Heyerdahl scrisse anche un libro di cui raccomando caldamente la lettura).
Il nostro trekking in Liguria parte dal centro di Alassio
Prima di partire per il trekking, vale la pena di infilare nello zaino un po’ di focaccia (la mia preferita in zona è quella di Ugo, in corso Dante 86) e abbondanti scorte di acqua. Per prendere il sentiero che sale al Poggio Brea, ci si dirige verso lo stadio e si segue via Neghelli quasi fino alla fine, per poi svoltare in via Solferino. Lì, in prossimità del civico 61, si trova il segnavia bianco e rosso che indica l’attacco del sentiero. Una salita di circa mezz’ora conduce alla spianata dove si trovano i ruderi della chiesa di San Bernardo, distrutta da un terremoto nel 1818 e mai più ricostruita. Un posto malinconico ma di gran fascino.
Proprio a lato dei ruderi, dall’altra parte della strada carrozzabile, c’è l’attacco del sentiero che conduce al Poggio Brea. Qualche anno fa era stato trasformato in “percorso vita”, ed equipaggiato con attrezzi di ogni tipo. Oggi quegli attrezzi sono ridotti peggio della chiesa di San Bernardo, e sono stati ormai quasi inghiottiti dalla vegetazione. Ma a parte le ovvie considerazioni sull’efficienza dell’amministrazione comunale, resta la piacevolezza di questo sentiero che si snoda tra gli arbusti della macchia mediterranea (in primavera è tutto un fiorire di ginestre).
In una ventina di minuti, si arriva sul Poggio Brea. Qui la vegetazione più bassa consente di ammirare il panorama: da una parte l’immancabile isola Gallinara, e dall’altra Capo Mele. Alle nostre spalle, verso nord, l’infilata di colline che anticipano le prime propaggini delle Alpi Marittime.
In cammino verso Colla Micheri
Dal Poggio Brea, il sentiero scende per un tratto ripido tra i sassi, per raggiungere poi il crinale che separa il Golfo di Laigueglia da quello di Andora. Da qui il tracciato si fa pianeggiante, e si snoda tra pini marittimi, arbusti di mirto e di timo, ruderi di mulini a vento. Siamo sull’Alta Via Baia del Sole, che corre in quota da Albenga a Laigueglia e può essere percorsa anche molto piacevolmente in mountain-bike (a patto di avere un po’ di esperienza).
Dopo essersi goduti la passeggiata tra i colori e i profumi della Riviera, ecco una stretta strada asfaltata. La si percorre per circa un chilometro, e si arriva finalmente a Colla Micheri. Non fosse per il ristorante ricavato all’interno di un vecchio frantoio, sembrerebbe quasi un borgo fantasma. Strano pensare che per secoli questo piccolo paese, costruito in posizione nascosta tra le colline per sfuggire ai pirati Saraceni, era stato un importante crocevia commerciale. Nella chiesetta di San Sebastiano, una lapide ricorda ancora il passaggio di Papa Pio VII.
Ma il personaggio più illustre di Colla Micheri è stato senza dubbio Thor Heyerdal. Che dopo mille avventure in giro per il mondo, si innamorò di questo borgo isolato, da cui quasi tutti gli abitanti erano ormai scappati. L’esploratore norvegese acquistò alcuni edifici e li restaurò; si occupò del recupero del paese, della pulizia dei boschi, del ripristino dei terrazzamenti. Si stabilì qui con la famiglia, e vi rimase fino alla morte (avvenuta nel 2002).
Antropologo, scrittore, regista, esploratore, Thor Heyerdahl aveva elaborato una teoria che all’epoca era stata rifiutata da tutti gli studiosi: cioè che la Polinesia poteva essere stata colonizzata da popolazioni sudamericane arrivate fin lì a bordo di zattere. Per dimostrare di avere ragione, costruì egli stesso una zattera in legno di balsa, del tutto simile a quelle di epoca precolombiana, basandosi su documenti e cronache dell’epoca. E con cinque compagni nell’aprile del ’47 salpò dal Perù per un viaggio che durò 101 giorni attraverso l’Oceano Pacifico.
Il 7 agosto la zattera, battezzata Kon-Tiki dal nome di una divinità Inca, dopo essere stata trascinata per oltre tre mesi dalle correnti andò a schiantarsi sulla barriera corallina di Raroia, nelle isole Tuamotu. Heyerdahl aveva davvero ragione. Oggi i resti del Kon-Tiki sono esposti a Oslo, nel museo dedicato alle spedizioni di questo eccentrico norvegese.
E dopo avere passeggiato per gli stretti vicoli di Colla Micheri ricordando le avventure di Heyerdahl, è a malincuore che si lascia il borgo per avviarsi verso Andora. L’ultimo tratto di strada, lungo una mulattiera lastricata, si percorre in silenzio. La testa è ancora piena di storie: i pirati Saraceni, le zattere, le lotte con gli squali, lo schianto della zattera sulla barriera corallina…
Il sentiero termina vicino alla Marina di Andora. Qui non ci sono zattere: ma barche bianche e affusolate che riconducono in breve alla realtà. Quattro passi tra i moli, e magari una birra ghiacciata al bar del porto. Poi non resta che attendere il bus di linea (la fermata è proprio fuori dalla Marina) e rientrare ad Alassio.
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