È la grande scoperta (o meglio ri-scoperta) degli ultimi anni. L’antica Via Francigena che portava i pellegrini dal passo del Gran San Bernardo a Roma, oggi viene percorsa a piedi e in bici. Lungo i suoi mille chilometri si snodano storie, sfide con se stessi, solidarietà.
Per esempio, Monica Nanetti. Giornalista e blogger, una figlia ormai indipendente, un matrimonio alle spalle e un lavoro che ultimamente non regala grandi soddisfazioni. “L’ho fatto perchè avevo voglia di fare qualcosa per me stessa”, ha raccontato qualche giorno fa durante uno degli Slow Happy Hours organizzati da SloWays al Gogol’Ostello di Milano. Partita con un’amica in bicicletta, dopo poche uscite di allenamento e reduce da una frattura al polso, si è trovata catapultata in un’altra dimensione.

“Pedalare attraverso le risaie, attraversare minuscoli borghi, arrivare stremate la sera in ostello, vivere avventure imprevedibili… sembra di essere completamente fuori dal mondo, anche se magari ci si trova a mezz’ora di distanza dalla cosiddetta civiltà. È un lavaggio del cervello, e una sensazione impagabile”.
Talmente impagabile, che Monica ha deciso di replicare. Una volta rientrata a casa, ha dato vita al progetto Secelhofattaio, sta mettendo in piedi una serie di avventure su due ruote (la prossima: da Vienna a Milano, partenza tra un mese), ed è persino diventata ambassador di Specialized. Niente male per una che – come scherza lei – è una signora di mezza età poco portata per lo sport.
Sulla Via Francigena ha deciso di puntare anche Michele Pavan, non vedente, presidente della onlus Disabilincorsa. “Per il prossimo anno – dice – stiamo organizzando una staffetta lunga 567 chilometri, costituita da 50 frazioni da correre in un temp o massimo di 57 ore lungo il tratto compreso tra Pontremoli e Roma”.

All’evento sportivo sarà collegata una raccolta fondi: ogni partecipante potrà percorrere unafrazio ne a sua scelta a fronte di una donazione. Il ricavato finanzierà il sostegno di Derrick, un bambino non vedente di sette anni che vivein Uganda, terzo di cinque fratelli. Con una famiglia allargata, Derrick abita in una capanna costruita con fango e canne, sprovvista di elettricità ed acqua corrente. Dovrebbe frequentare una scuol aspecializzata distante da casa e con un costo elevato che la famiglia non riesce a sostenere.
Verso la fine dell’estate, precisamente l’8 settembre, si avventurerà sulla Via Francigena anche Andrea Devicenzi, atleta amputato che per 10 anni ha praticato ciclismo ad altissimo livello. Percorrerà circa 500 chilometri sulla sua unica gamba, aiutato da due stampelle. Partirà dal Santuario della Verna per raggiungere Roma.

Si tratta di “un’avventura mai tentata prima da nessun atleta amputato – scrive Andrea sulla sua pagina Facebook – e che porterà ancora una volta alla luce l’importanza di non arrendersi alle difficoltà, perchè con la volontà e la passione si possono raggiungere incredibili risultati”.
© riproduzione riservata