Dodicesima edizione, numero chiuso a 355 tra la corta (17 km, 1.200 m di dislivello) e la lunga (27 km, 1.900 m di dislivello). Due monti da “correre” (solo il Faiè per la distanza breve e il Faiè e il Montorfano per la versione hard), tracciato tutto off road, salite e discese che non mollano mai. Questi i dati dell’Ultra Trail della Val d’ Ossola, diventata ormai una classica da non perdere e, anzi, anche da rifare.
Bellissima nel suo percorso, con scorci mozzafiato sui due laghi che quasi si “baciano” formando un otto: il grande Lago Maggiore col piccolo Lago di Mergozzo. Macchia verde che si alterna a spiazzi rasi, corsa in cresta, superato il Vercio, dove pensi “bene la salita dovrebbe essere finita” e invece no, ce n’è ancora da fare. Ok, tutto questo è l’ Ossola Trail, gara che ho quasi sempre corso in tutte le sue edizioni, nel corto o nel lungo a seconda del mio stato di forma. Ma quest’anno no. Quest’anno purtroppo ho una caviglia infortunata a causa di una caduta da una trave sulla quale ero scimmiescamente aggrappata in occasione di una presentazione della Inferno Run (già il nome doveva darmi qualche indicazione). Ma questa è tutta un’altra storia.
L’ Ossola Trail da un nuovo punto di vista
Torniamo alla mia amata Ossola Trail che quest’anno, appunto, con molto dispiacere non ho potuto correre. Ed è così che il patron della gara Carlo De Giuli mi ha detto: “Allora quest’anno ti regalo una sorpresa”. E mi conduce in un hangar dal quale viene fuori un elicottero giallo dove salirò per seguire la competizione. Mentre mi avvicino timorosa all’“aggeggio” penso tra me e me che questo regalo poteva anche non farmelo, che andava bene lo stesso. E invece si rivela un’esperienza super. Per fortuna la mia curiosità è stata superiore al mio iniziale timore. E’ stato davvero emozionante vedere la gara dall’alto, con la variopinta marea dei podisti che al via si allarga e allunga sulla strada sottostante per prendere velocità.
L’arrivo dei primi
Ed ecco i primi che subito si sgranano dal resto del “fiume” e le loro falcate possenti anche in salita impressionano ancora di più. E poi, dopo la “pancia” della gara, ecco gli ultimi, quelli che fanno più fatica ma che sono grandi già per il solo fatto di esserci. Conosco bene i loro affanni, perché sono stati anche i miei, conosco il loro sudore che brucia gli occhi e non fa vedere niente, i loro ansimi alla ricerca del maggior ossigeno possibile. Il tutto viene sublimato dalla vista dall’alto. Qui tutto è più facile, più etereo, la vita sembra più leggera.
Torniamo giù anche noi per acclamare i primi arrivati, i campioni. Sulla piazza di Mergozzo, lungolago, ecco il 1° classificato della lunga: Fabio Bazzana, della Valetudo Serim, col suo strepitoso crono di 2:37’14”; prima donna Cecilia Pedrazzoni, anche lei della Valetudo Serim, con 3:21’07” (qui non c’è stato record, anzi: l’anno scorso vinse Emanuela Brizio in 3:13’46”).
Della corta, dell’ Ossola Bech Trail, il 1° a giungere sulla piazza è Mauro Stoppini, della Sport Project VCO, con 1:35’45” (crono simile e stesso vincitore della scorsa edizione con 1:35’56”); tra le donne, invece, vince Tiziana Di Sessa con 2:08’00” (l’edizione 2017 se l’è aggiudicata Michela Piana con 2:10’18”).
Photo Credit: Mario Curti
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