Con partenza da Selva Gardena, una bella escursione autunnale tra le cime delle Dolomiti passando per il rifugio Juac.
Un po’ di tempo fa riguardavo con molto interesse vecchie fotografie memorizzate nel computer. Foto che per mia passione innata riguardavano per la maggior parte picchi alpini, sentieri, passaggi più o meno impegnativi, cenge, tetti, camini. E poi prati, boschi coi colori dal grigio al marrone, dal nero delle rocce fino alle varie tonalità del verde, e ancora l’azzurro di torrenti e laghi.
Nel ricordo, vivevo il rumore dei passi sui sentieri di ciottoli, quello più sordo sulle rocce, quello ovattato sul terreno morbido dei prati. A tratti, in un silenzio che pure tiene compagnia, una nota quasi metallica: quella delle foglie che al vento si scontrano.
Come trasportato dallo stesso vento, inebriato da queste sensazioni, ho deciso di ritornare per qualche giorno nei luoghi che fanno da sempre parte di me. Di ritrovare il piacere e le sensazioni di contatto ravvicinato col Sassolungo, le Odle, col Gruppo del Sella, le acque del Crespeina.

Ed eccomi quindi su un coinvolgente e facile itinerario, che solitamente si percorre nei primissimi giorni di permanenza in quota. Occorre infatti riprendere confidenza col luogo, l’itinerario, le salite, l’ossigenazione.
Partiamo dalla zona centrale del paese di Selva Gardena (Wolkenstein) e, salendo, arriviamo nella zona alta (Daunei). Si sentono i campanacci delle mucche nei bassi pascoli, un po’ di muggiti. Con l’arietta fresca del primo mattino si incomincia ad entrare in quella sensazione conosciuta di piacevole inserimento nella natura, necessario per sentirsi integrati in un luogo che la lunga lontananza ci ha reso quasi estraneo.

Il bosco si apre a tratti in ampi pascoli, in prati che emanano lievi, freschi profumi trasportati dalla brezza leggera. Intorno, le sagome incombenti del Sassolungo, e le pareti del Gruppo del Sella. Sono i luoghi del Parco Nazionale Puez-Odle, che si estende fino alla Val Badia.
Lentamente, assaporando profumi e sensazioni, si sale. Un laghetto con alcune mucche che bevono, e scrollandosi fanno risuonare i loro campanacci. Il sole, oramai uscito con prepotenza, inizia a scaldare. Le ombre si dissolvono. Ora in su, verso il rifugio Juac!
Tappa al rifugio Juac durante l’escursione
Posto in una posizione di privilegio, a dominare l’abitato di Selva, il rifugio vanta una bella storia familiare: quella dei Comploi, che ne hanno la proprietà dai primi anni del 1800. Naturalmente nel frattempo si sono succeduti vari cambiamenti architettonici e i necessari adeguamenti alle normative.
Quando ero bambino, era un vero piacere giungere a questo rifugio. Per me significava giocare con i figli del gestore, miei coetanei, ed era un grande divertimento, non me ne sarei mai andato. Un’oasi privata immersa nella natura incontaminata. Ancora oggi, quando ci incontriamo, ci salutiamo calorosamente.

Da lì proseguo quindi dopo una sosta, discendendo verso il rifugio Firenze, uno dei primi rifugi alpini della Val Gardena. Eretto verso la fine del 1800 dalla sezione alpina tedesca, dopo la Prima Guerra Mondiale passò a quella italiana. Storica la gestione della famiglia Perathoner, che la ottenne nel 1940.
Un nome, un ricordo: Resi Perathoner, anima e fulcro del rifugio, volontà e saggezza. Fino al 2014, anno del suo passaggio ad altra vita, gestì superbamente, con grande intelligenza ed enorme umanità, questo angolo di Paradiso. Più oltre, il gruppo delle Odle… Sass Rigais, Fermeda, Furchetta: la palestra di roccia di Reinhold Messner ragazzino.
L’escursione prosegue su tratti esposti
A questo punto, proseguo il mio itinerario seguendo per un breve tratto il percorso precedente, e quindi risalendo lungo un ripido sentiero esposto verso il rifugio Stevia (alcune corde facilitano la salita). Si arriva così alla forcella Piza, a circa 2.500 metri di quota, da cui si gode uno stupendo panorama su tutti i gruppi intorno: Odle, Cir, Val Chedul.

Lunghi tratti e pendii sassosi ci accompagnano in leggera discesa fino al rifugio. Sostiamo e godiamo pienamente di tutto ciò che ci circonda, sentendoci privilegiati nel poter frequentare questi luoghi.
Dopo un alternarsi di salite e discese, si raggiunge la Forcella di San Silvestro. Da qui, per un ripido itinerario esposto nella prima parte e quindi incastonato tra vegetazione bassa e bosco, si prosegue raggiungendo nuovamente il rifugio Juac.
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