Una delle più belle escursioni di primavera è sicuramente quella che percorre il Sentiero n. 1 in Liguria, nel Parco delle Cinque Terre.
Primavera, giornate lunghe e piacevoli. Se a questo aggiungiamo cielo terso e una temperatura che invoglia al contatto con la natura, un trekking lungo il sentiero n.1 del Parco delle Cinque Terre è davvero il massimo per gli amanti delle camminate tra cielo e mare. Questo itinerario infatti si snoda in un ambiente naturale incontaminato, al cospetto delle guglie delle Alpi Apuane in questa stagione ancora innevate.
Da Campiglia, piccolo borgo in quota dall’aspetto tipicamente ligure (caruggi strettissimi, sentieri ripidi, muretti a secco) si penetra nel bosco circostante. Inizialmente un’ampia pineta, poi un impervio sentiero con alti gradini di roccia si tuffa a capofitto verso una accogliente spiaggetta. Dall’alto pare totalmente isolata nel mare, a disegnare un’unghia nel mare. È il Persico, splendida insenatura tra ciclopiche rocce.

Qui le prospettive sono vertiginose, i panorami struggenti. Il tutto circondato da bassi vigneti che paiono trincee a difesa dei terreni a tratti franosi. I piccoli terrazzamenti sono circondati da agavi fiorite. E tutto intorno il colore giallo intenso delle ginestre. Qua e là piccoli ricoveri e casette tirate su con le pietre locali, connubio perfetto tra risorse naturali e ardimentoso lavoro dell’uomo.
Entusiasmante e faticosa la discesa per questo approssimativo sentiero, ripagata ampiamente dalla spettacolare morfologia del terreno e dalle svariate sfumature di colori. Trecento metri di quota a scendere e risalire, in estrema verticalità.
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Mi viene da ripensare alla storia di questi luoghi, i primi villaggi di Biassa e Campiglia, eretti in posizioni strategiche dominanti, poveri però di risorse naturali. Giocoforza spostare coltivazioni e attività agricole verso le zone degradanti sul mare, con terreno più ricco. Da lì lo sfruttamento in spalti sovrapposti l’uno all’altro, dove la vite ha trovato luoghi ideali per svilupparsi. E che vini ne sono venuti fuori!

I muretti a secco nacquero dalla necessità di contenere lo slittamento dei terreni verso valle. Con l’arenaria, pietra locale, vennero creati gli alti scalini che discendevano fino al mare. Per poter raggiungere i vigneti, fin dove le mareggiate e le frane lo potessero permettere.
Proseguendo sul sentiero principale, alternanza di aperture ampie sul mare. Gli occhi faticano a restare aperti per la luce intensa. Si scorgono pareti scoscese e dirupi, scogliere che si spingono oltre, fino all’isola Palmaria, che da qui pare unita alle bocche di Portovenere.
Una visione quasi a 360 gradi. Per chi cammina in cresta, appare la divisione netta dei due versanti geografici: da una parte il mar Ligure, con il Golfo dei Poeti, e dall’altra i cocuzzoli della terra toscana, dominati dalle alte vette del Sagro, del Pisanino, del Pizzo d’ Uccello. Le Alpi Apuane che abbracciano la Versilia.
Nel Parco delle Cinque Terre bisogna camminare con attenzione
Un sentiero, questo, sul quale occorre prestare massima attenzione, senza farsi distrarre dai panorami mozzafiato. Poiché la maggior parte dei passaggi in quota risultano molto esposti. Sulla scoscesa e imponente parete del Muzzerone si esercitano i free climbers che giungono da tutto il mondo per cimentarsi sulle varie vie, di differenti difficoltà. Tutte in verticale sulle acque che si infrangono sugli sfasciumi alla base della parete.

Un luogo di grande bellezza, con le bianche falesie che precipitano nel blu profondo del mare.Gli stridii dei gabbiani si intrecciano al gracchiare dei corvi imperiali. Voli ampi e silenziosi di falchi che nella rada vegetazione hanno i loro nidi.
Qui il Parco Nazionale delle Cinque Terre termina, e a sud si inserisce nel contesto del Parco Naturale di Portovenere. Le caratteristiche originarie dei luoghi si sono potute conservare grazie alle difficoltà di accesso.
Nei pressi della cosiddetta “palestra di arrampicata” si trova il rifugio Muzzerone, che vede alternarsi nella gestione alcune guide del CAI. Hanno allestito la struttura in un vecchio rudere abbandonato, con vista che spazia a 360 gradi dal mare alle vette Apuane, attrezzando l’ospitalità per una decina di persone.
Una piacevole discesa, che si infila nella macchia mediterranea, giunge sotto ai bastioni dell’ antico castello Doria, genovese, posto a difesa dell’antico borgo di Portovenere. La stupenda chiesa di S.Pietro chiude il promontorio. Più oltre, l’isola Palmaria. La sua variegata bellezza ospita una natura rigogliosa, con boschi di lecci e macchia mediterranea. Sono l’isola del Tino e del Tinetto a chiudere questa infilata di angoli di Paradiso tra il verde ed il blu.

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