Questa volta la nostra Emma ci racconta un’esperienza diversa dal solito: cinque giorni dedicati all’arrampicata in Val Maira, condivisi con la famiglia.
In una famiglia unita come la mia, ad un certo punto il diventare adulti si percepisce anche dal fatto che si fanno sempre meno vacanze insieme. Che fosse mare o montagna, all’estero o in Italia, le vacanze di famiglia sono infatti sempre state per me un punto di riferimento.
Quest’anno però è stato diverso. Io e mio fratello stiamo crescendo, e ognuno di noi ha il proprio giro di amicizie, i propri interessi e le proprie passioni. Per questo entrambi abbiamo preferito progettare una vacanza tutta per noi. Così io sono andata in Francia ad arrampicare con Fabio, il mio ragazzo. Mentre mio fratello è andato al mare in Slovenia con i suoi amici e i miei genitori a fare cicloturismo.
Alla fine di agosto, una volta riunita la famiglia dopo quasi un mese, è stato all’inizio abbastanza difficile riallacciare il legame quotidiano che c’era prima. Così mamma e papà ci hanno proposto di trascorrere cinque giorni tutti insieme in Val Maira.
Siamo partiti tra la fine di agosto e gli inizi di settembre, in una settimana particolarmente uggiosa, in cui il maltempo lasciava poche possibilità di scelta: o restare a casa a poltrire sul divano, o partire verso posti con cieli più azzurri. Così, caricate le macchine, siamo appunto partiti in direzione Val Maira.
Val Maira, una meta perfetta per l’outdoor e l’arrampicata
La valle si trova in provincia di Cuneo. Molto silenziosa e selvaggia, è però anche piuttosto accogliente. È percorsa dal fiume Maira, da cui prende il nome, e offre un’infinita gamma di possibilità per gli amanti dell’outdoor. È perfetta poi per chi come me pratica arrampicata: infatti le sue pareti sono esposte quasi tutte ad est-ovest, e quelle esposte a sud si trovano quasi tutte sui 2000 metri di quota, immerse in un bellissimo ambiente alpino e per questo ideali nelle torride giornate estive.
In inverno per gli amanti dello sci alpinismo sono presenti in Val Maira più di 100 itinerari, oltre a piste da fondo e trekking percorribili tutto l’anno. Nelle mezze stagioni, primavera e autunno, mountain bike e trail running sono gli sport più praticati.
La valle offre numerose possibilità anche per chi ama il turismo slow. Infatti è possibile assaggiare pietanze tipiche della tradizione occitana che si fondono con piatti tradizionali piemontesi e scoprire, grazie a musei dedicati, l’arte, la storia e l’archeologia di questo incredibile territorio.
Insomma, la Val Maira è stata una bellissima scoperta per tutti noi. Io e Fabio siamo andati principalmente ad arrampicare nei pochi giorni trascorsi lì, e ci hanno seguito anche mio fratello e Giada, la sua fidanzata. Così ne abbiamo approfittato per far loro scoprire il mondo dell’arrampicata sportiva montando tiri semplici sui quali si potessero divertire e facendo provare anche qualcosa di più fisico e tecnico.
Avevamo anche pianificato di fare una via lunga su Rocca la Meja, una montagna dalla forma attraente, situata in alta val Maira, nel comune di Canosio. Tuttavia una volta arrivati sul posto abbiamo scoperto che esistono limitazioni stradali imposte dal Comune. È stato infatti ristretto l’accesso alla zona della Meja, che resta praticabile solo in alcuni giorni della settimana e raggiungibile solo con un veicolo 4×4.
Quindi, nel caso in cui qualcuno fosse interessato a visitare l’altopiano della Meja, consiglio di consultare la pagina internet del Comune di Canosio in cui si possono trovare tutte le informazioni riguardo alla viabilità delle strade dell’alta Val Maira. Noi, non avendo a disposizione un mezzo 4×4, abbiamo dovuto rinunciare alla gita. In compenso abbiamo fatto un bellissimo trekking in quella zona.
Per quanto riguarda l’alloggio, ci siamo sistemati con le nostre tende in un campeggio a 1000 metri di quota. Tuttavia è possibile alloggiare anche in diverse strutture nel Comune di Acceglio o di Prazzo, oppure in un altro campeggio a 1500 metri di altezza, situato alle pendici della Rocca Castello e della Rocca Provenzale, due montagne che costituiscono il paradiso degli alpinisti con le loro pareti verticali e le vie storiche su ottima quarzite.
Il Perun ‘d Perin e la falesia del Monte Russet
I primi due giorni io, Fabio, Matteo e Giada siamo andati in due falesie vicino al nostro campo base. La prima è stata il Perun ‘d Perin in centro ad Acceglio. Una falesia molto piccola, con pochi tiri che vanno dal 6a al 7c+. Su un lato della falesia è stata recentemente attrezzata una parete con prese artificiali didattiche oltre ad alcune vie dal 3a al 4c.
La seconda falesia che abbiamo praticato, la falesia del Monte Russet, situata a 2000 metri, presenta una roccia molto lavorata dall’erosione del vento. Il paradiso delle svase! Con un incredibile panorama sul gruppo Castello, questa falesia ha tiri dal 5 al 7a+ molto fisici, verticali e spesso strapiombanti. Ci sono anche due tiri di 4a di 15 m inizialmente spittati, con 4 fittoni di cui ora restano solo gli ultimi due. Noi ne abbiamo montato uno per far provare a Giada e Matteo questa esperienza, e ammetto che scalare così non protetta per parecchi metri mi ha fatto impressione, seppure fosse un quarto.
Nonostante la bella giornata e l’ottima scalata, sia io che Fabio siamo venuti fuori un po’ provati. Lui si è procurato una bella bruciatura da corda lungo una caviglia, che nei giorni successivi si è pure infettata, e io un taglio sotto ad un dito, che mi sono procurata cadendo da un tiro.
La falesia Rombo di Stroppia
La giornata più bella però è stata quella che abbiamo passato alla falesia del Rombo di Stroppia (foto di apertura). Siamo partiti la mattina abbastanza presto, perché per raggiungere quella falesia ci vuole circa un’ora di avvicinamento lungo un sentiero molto bello e panoramico, da cui si vede la cascata dello Stroppia: la più alta d’Italia con i sui 500 metri di salto.
Tutto il sentiero è ben segnato, e inizialmente percorre una vecchia mulattiera. Successivamente svolta a sinistra e si inoltra sempre più stretto tra abeti e larici. Dopo circa mezz’ora di camminata si arriva ad un bivio, e mantenendo sempre la sinistra l’ambiente, seppur dalla bassa vegetazione, risulta fresco e piacevole anche nelle ore più calde della giornata grazie alla presenza di piccole cascate naturali e ruscelli.
Continuando a camminare in questa magnifica vegetazione, si arriva a un altopiano: ed ecco che di fronte a noi appare la falesia. Una lunga bastionata di calcare grigio a gocce, situata a 2100 metri di quota, da cui partono una ventina di tiri dal 6a al 7b, con lunghezze dai 25 ai 40 metri.
Abbiamo scoperto questa falesia grazie ai canali social di Maurizio Oviglia, di cui siamo diventati fan sfegatati dopo il nostro ultimo viaggio in Sardagna. Anche perché frequentiamo molto la Val di Susa, zona in cui lui ha aperto molte vie e su cui ha scritto la guida di Versante Sud Passaggio a NordOvest insieme a Fiorenzo Michelin. Oviglia era stato nella zona della Val Maira qualche settimana prima di noi, e aveva citato il tiro “Il troppo stroppia” di questa falesia. Un tiro di 6c+ di 40m che viene definito come uno dei 6c più belli in assoluto, e quindi perché non andare?
Oltre al panorama incredibile che si apre sul gruppo Castello e su tutta l’alta Val Maira, la falesia offre una roccia bellissima, un calcare ancora nuovo più bello di quello che abbiamo trovato in alcune falesie della Sardegna e del Verdon. Questo probabilmente dovuto alla poca affluenza di arrampicatori nella zona. L’avvicinamento scoraggia tutti quelli che giustamente preferiscono scalare più che camminare.
I momenti più belli di questo soggiorno però restano quelli passati insieme la sera. Tutti e sei seduti a tavola a gustare una cena calda e a chiacchierare o a giocare a carte. La minestra fumante, un maglione morbido addosso e l’odore del bosco. Il calare del sole chiudeva tutte le nostre giornate in bellezza, e alla fine andavamo a letto contenti e soddisfatti per tutto quello che avevamo avuto la fortuna di vivere. È stato un bel modo di ritrovarsi e di costruire qualcosa di nuovo: una famiglia un po’ più larga di prima ma non per questo meno unita.
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