Testo di Massimo Brighindi
Signore e signori, Sua Maestà il Passatore, la corsa regina delle 100 km. Un’impresa per cuori grandi e gambe d’acciaio. Il ricordo dei suoi 100.000 metri non mi lascerà mai. Ecco come si è svolta la gara.
È inutile, la notte prima si dorme ben poco, ci si riposa per lo più. La tensione e il rispetto per la distanza si fanno sentire già prima di partire nelle gambe, nella pancia, in testa… ma ci si convince che è tutto giusto così. Per quanto mi riguarda, i dubbi immancabili sono figli del mio vizio di non allenarmi in modo consono. Ma tant’è…
Appuntamento a Faenza con amici ultra-maratoneti, e via in auto direzione Firenze ricalcando il percorso della gara al contrario, per ripassare mentalmente i punti più duri. Pranzo a Fiesole con ravioli panna e pomodoro, e la mia fedelissima Coca Cola. Mi assumo la responsabilità della mia “particolare” alimentazione, ma la sconsiglio vivamente! Finalmente arrivati a Firenze, mi rendo subito conto che la temperatura è più calda del previsto. Sono contento. Mi preparo ad affrontare l’impresa, e via verso la linea di partenza. I grandi e caldi abbracci con vecchi e nuovi amici aiutano molto a distrarsi mentre si contano i minuti rimanenti allo start.
Alle 15 in punto si parte per il viaggio. Sì, perché questa non è una gara ma proprio un viaggio, fatto sulle proprie gambe! Si esce da Firenze con estrema calma, felicemente ammucchiati. Il calore della massa in pellegrinaggio è emozionantissimo, oltre che utile a sdrammatizzare quel che attende inesorabile. Al 5° km già si sale. Un bello strappo duro su per la collina di Fiesole. L’unico pensiero che ripeto come un mantra è: «Calma, Massimo… calma!».
I primi due ristori affollatissimi mi dissuadono dal fermarmi nonostante faccia caldo, e la sete si faccia sentire. Mi arrangio con qualche fontanella incontrata ai lati della strada. Mi consolo con il panorama: Firenze da lassù è ancor più bella. Ecco che la prima piccola asperità superata… ora mi aspettano 10 km di salita. Non troppo in pendenza, ma sempre a “tirare” fino alla Vetta Tre Croci. Mi fermo finalmente a un ristoro e comincio ad alimentarmi come si deve: pane e marmellata, e sali minerali.
Ora i 10 km di discesa sono proprio la mia specialità, vado giù a tutta. Inutile frenare e far soffrire le cosce, tanto vale ascendere con meno passi e tempo possibili. In un attimo sono già al 30° km, e la cosa mi fa molto piacere perché è la testimonianza che mi sto divertendo!!! Ora aspetto solo l’Appennino, che inesorabile vedo avvicinarsi imponente verso di me.
Nel frattempo, mentre corro, ho pure il tempo di qualche chiacchiera al telefono. Sì perché il Passatore si corre con il cellulare! Fondamentale nei momenti di crisi sentire la voce degli amici o della moglie che t’invitano a stringere i denti. Borgo San Lorenzo è l’ultimo paese prima dell’ascesa al temuto Passo della Colla, con i suoi primi 7 km non durissimi e i suoi restanti 6 km devastanti! Il mio piano – studiato personalmente da giorni – prevedeva di camminare da qui precisamente fino ad arrivare a 42km dalla partenza, poi di salire con calma i “terribili 6”. Neanche i podisti più coraggiosi, quelli che salgono correndo, mi fanno cambiare idea.
Due ore di marcia mi permettono di osservare il panorama e rendermi conto della bellezza del posto in cui trovo. La mia attenzione si concentra più volte sul fiume Lamone con le sue cascatelle, poi durante il mio paziente cammino supero addirittura un paio di concorrenti disabili in gara con le loro Handbike che effettivamente fanno molta più fatica di me a salire la montagna con le ruote. Non posso non incitarli, con una commozione strozzata in gola per rispetto alla loro difficoltà, ma di fatto mi fanno sentire piccolo nella mia fatica.
Arrivato in cima, sono di nuovo fresco. Difatti la mia scelta azzeccata di camminare tutto quel tempo mi permette di non fermarmi e di “tirarmi giù per la discesa” per 15 km discretamente ripidi. Ora la mia gioia è vedermi superato dai “signori con le ruote”, che schizzano via a velocità impressionante.
Al 65° km comincia la gara vera: ne mancano 35 al traguardo, e sono km di vera sofferenza. Un bel “segreto” per andare avanti sta proprio nel non pensare ai chilometri rimanenti, ma solo a quelli che dividono un ristoro da quello successivo, praticamente ogni 5 km. Mangiare, bere bene, perché ora si può contare effettivamente solo su quello che si reintegra strada facendo. Per me l’immancabile pane e marmellata, o Nutella e Coca Cola!
S’è fatto buio nel frattempo, la provinciale che attraversiamo non ha il minimo accenno di illuminazione e questo rende tutto molto suggestivo. La mia torcia ben fissata alla cinta del porta numero mi permette di vedere dove metto i miei piedi, e le torce degli altri concorrenti mi indicano la direzione della strada. Ora è veramente questione di forza di volontà, perché le gambe cominciano a far male sul serio. Ma il traguardo è a ogni passo più vicino.
Brisighella è l’ultimo paese prima dell’ambita meta di Faenza. Da lì mancano 10 km alla conclusione di un coast to coast da sogno. Finalmente la soddisfazione di poter contare i chilometri rimanenti facendo il “countdown”: 5, 4, 3, 2, 1… e il Passatore è servito con TUTTI i suoi 100 km!
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