Cosa bisogna portare con sè? Com’è il percorso? Come sono gli alloggi lungo la strada? Quanto costa il viaggio? Come organizzare le tappe? Qualche consiglio per chi vuole affrontare a piedi la Via Francigena.
Premetto: non l’ho fatta tutta. Ho percorso “solo” 270 km (forse anche qualcuno in più). Tutti rigorosamente a piedi, partendo da Campagnano di Roma e arrivando fino a Siena; dormendo alla maniera dei pellegrini (vale a dire in alloggi lungo la strada, spesso case di accoglienza gestite da religiosi); mangiando di giorno quel che capitava, e la sera accomodandomi ai tavoli dei ristoranti che propongono menù per pellegrini.
Un’esperienza “forte” per vari motivi. Prima di tutto perché si trattava di un viaggio in compagnia di un gruppo di non vedenti (il progetto Via Francigena contromano e contro i pregiudizi, che Action Magazine ha promosso con la onlus Disabilincorsa). E poi anche – diciamo la verità – perché fare queste cose a vent’anni è un conto; e farle quando invece se ne hanno quasi 60 è un altro. Ma forse proprio in questo sta il bello…

Una vacanza davvero low-cost
Cominciamo con il dire che nessuno può tirare fuori la scusa di non potersi permettere un viaggio del genere. In dieci giorni di trasferta, se si alloggia nelle case di accoglienza si spendono circa 300 euro (tutto compreso). Noi abbiamo speso poco di più, perché ogni tanto ci siamo concessi una notte in B&B, per avere il bene di una stanza a due letti con bagno privato. Raddoppiando il budget, si può dormire e mangiare decisamente bene. Tra l’altro molti B&B che non si trovano esattamente lungo il percorso organizzano su richiesta servizi navetta per recuperare i camminatori.
Le case di accoglienza gestite da religiosi costano tra i 10 e i 20 euro a notte (30 con la mezza pensione). Alcune sono “a donativo”: vale a dire che ognuno lascia quello che vuole in offerta. Certo, non tutte le strutture sono uguali. In alcune si dorme in camerate, su letti a castello cigolanti, e la mattina bisogna avventurarsi a caccia di un bar per la prima colazione; in altre le camere sono a due-tre letti, magari pure con il bagno privato, e offrono la colazione prima di partire.
Nella tratta Campagnano-Siena, il top di gamma è stata l’Accoglienza Oasi di Pace di Sutri, gestita da suore francescane che preparano la cena con i prodotti dell’orto, e servono a colazione marmellate e addirittura crema di nocciole fatta in casa. Il posto da dimenticare? Il Centro Cresti di Ponte d’Arbia: camerate con letti a castello sfondati, materassi sporchi, bagni fatiscenti e il “regalo” di qualche puntura di pulce su braccia e gambe.

Quanto devono essere lunghe le tappe?
Al momento di programmare il cammino, due sono gli aspetti da valutare: il livello di allenamento e la voglia o meno di visitare i borghi che si incontrano lungo il percorso. Il nostro gruppo era piuttosto allenato, e così abbiamo optato per una tabella di marcia che prevedeva di coprire 25-30 km giornalieri. Tutto bene per la prima settimana. Gli ultimi giorni – anche a causa dell’effetto accumulo – sono stati un po’ faticosi. E sono spuntate le prime vesciche sui piedi.
Che media si riesce a tenere quando si cammina sulla Via Francigena? Sicuramente non quella a cui siamo abituati quando camminiamo in città o nei parchi urbani. Tra salite, discese, soste acqua, pipì, fotografie… alla fine per coprire 30 km ci vuole una giornata intera. E quando si arriva alla meta, non c’è nè il tempo nè la voglia per dedicarsi alle visite turistiche.
Quindi se l’obiettivo non è solo quello di godersi i panorami, ma anche di visitare chiese e pievi, meglio non superare i 15 km giornalieri. Si avrà così il tempo di fare una doccia, rilassarsi e fare anche una passeggiata nei borghi medievali attraversati dal percorso.

Segnaletica e manutenzione sentieri
Molti mi hanno chiesto: ma dove si cammina lungo la Francigena? La bella sorpresa è che il percorso è per la maggior parte su sterrato: sentieri e strade bianche che a tratti corrono paralleli alle provinciali, a tratti se ne distaccano tagliando per campi e boschi. Il problema è la segnaletica, che non sempre è adeguata (soprattutto nella parte del Lazio). Va bene, noi abbiamo fatto il cammino contromano e quindi la cosa è risultata ancora più difficile. Ma solo una volta arrivati in Toscana abbiamo cominciato a raccapezzarci davvero.
Meglio scaricare sullo Smartphone le mappe del percorso prima di partire. E in caso di dubbio, chiedere. C’è sempre qualcuno che passa di lì o abita nei casolari lungo la strada.
Anche per quanto riguarda la manutenzione dei sentieri, la Toscana vince sul Lazio. Nella tratta da Sutri a Vetralla, ci siamo addirittura trovati a dover guadare due torrenti, perchè i ponticelli che li attraversavano erano crollati. Per non parlare dei rifiuti abbandonati lungo la strada: bottiglie di plastica, sacchetti di spazzatura, parti di automobile che ci hanno accompagnato fino a Viterbo.

Cosa mettere nello zaino
Uno degli argomenti più dibattuti dal nostro gruppo prima della partenza, è stato cosa mettere nello zaino per affrontare un cammino di quasi 300 km a piedi. Il meno possibile, ovviamente. Anche perché gli indumenti possono essere lavati lungo la strada. Non solo a mano, ma anche nelle numerose lavanderie a gettone che si trovano in ogni paesino. Con una spesa di pochi euro, si può lavare e asciugare tutto (scarpe comprese).
Bastano quindi due o tre T-shirt; un paio di calzoni lunghi da trekking e un paio di calzoni corti; una felpa pesante; un poncho impermeabile (sotto cui riparare anche lo zaino in caso di pioggia); un paio di scarpe da cammino e un altro da riposo; ciabatte di gomma per non prendere micosi ai piedi quando si fa la doccia; crema da sole; un accappatoio in microfibra (leggero e poco ingombrante); una borraccia per l’acqua; qualche barretta da tenere con sè in caso di emergenza se non si trovano rifornimenti; il sacco lenzuolo da usare quando l’alloggio non mette a disposizione biancheria da letto; un cappellino; salviette umide; un coltellino; la borsa da toelette.

E poi, via! Non resta che partire e assaporare i paesaggi che cambiano chilometro dopo chilometro. Non esiste una sola Via Francigena: ognuno può affrontarla secondo la propria personale formula. Da soli, in coppia, in gruppo; sfiancandosi di fatica oppure prendendosela comoda; con spirito laico o con un occhio al trascendente. Una cosa è certa: ne vale davvero la pena.
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