Abbiamo terminato anche la sesta tappa del nostro cammino contromano sulla Via Francigena, e siamo arrivati ad Acquapendente. I chilometri si accumulano, e le gambe cominciano a essere stanche. Anche a causa del sole a picco, che non dà tregua.
Sesta tappa: da Bolsena ad Acquapendente. Niente di complicato, in verità: una larga strada poderale che costeggia in saliscendi il lago di Bolsena. Campi coltivati, bellissimi panorami, oliveti, vigne. Unico neo: un sole implacabile, che in questo inizio di autunno batte sopra le nostre teste rendendoci piuttosto faticoso il cammino. Anche perché nel frattempo i chilometri che abbiamo accumulato nelle gambe sono parecchi: qualcosa come 120 (calcolo approssimativo, perché ognuno di noi ha le sue personali tabelle e la sera prima di andare a dormire facciamo la media ponderata).
![via francigena contromano bolsena acquapendente](https://actionmagazine.it/wp-content/uploads/2019/09/IMG_1209.jpg)
Questo nostro cammino “contromano e contro i pregiudizi” sta attirando davvero l’attenzione nei paesi che attraversiamo. Dopo l’accoglienza offerta dalla municipalità a Vetralla e a Viterbo, oggi anche nel Comune di San Lorenzo si sono organizzati e ci hanno preparato un ricco ristoro. Sulla piazza principale ad attenderci – oltre a pizze e tramezzini – c’erano anche il vicesindaco e l’assessore alle politiche sociali.
Solidarietà mista anche a una certa curiosità: ma come fa un gruppo di non vedenti a percorrere un cammino così lungo? E soprattutto, come fa a goderselo? Per avere la risposta, basterebbe passare una giornata con Michele,Daniela, Ilaria, Angelo, Simonetta, Edoardo, Lorenzo. Persino chi è abituato da anni ad accompagnarli, continua a stupirsi quando riconoscono la razza di un cane dal suo abbaiare; il modello di una macchina dal suono del motore; la nostra direzione di marcia dalla diversa luminosità; la vicinanza all’acqua dagli odori che si sentono nell’aria.
![vias francigena contromano bolsena acquapendente](https://actionmagazine.it/wp-content/uploads/2019/09/Schermata-2019-09-27-alle-15.02.53.png)
Intanto passano i giorni, e il gruppo diventa sempre più coeso. Sarà il fatto di dover condividere le camerate negli ostelli, i bucati quotidiani, il sudore (a fiotti) e la fatica (tanta). Gaetana, che è arrivata da Toronto per unirsi al drappello senza nemmeno parlare l’italiano (solo inglese e siciliano stretto) è diventata un po’ la nostra mascotte. Oggi era più affaticata del solito, e un po’ malinconica. Ma poco prima della sosta a San Lorenzo, ecco saltare fuori dal bosco – come un genio dalla lampada – il nostro Alessandro, il volontario della Croce Rossa di Como che ci sta seguendo in questi giorni per darci supporto logistico. Tra le mani, teneva un cabaret di cannoli siciliani recuperati non si sa dove. Beh, Gaetana ha messo il turbo e ha ricominciato a sorridere. “Unni pigghiasti chisti cannola? Uora pozzu finiri u camminu…”.
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