Un itinerario di quasi 300 km, che attraversa tre regioni. La Via Matildica corre da Mantova a Lucca tra boschi, antiche pievi, borghi storici.
C’è un paese nel cuore dell’Appennino con un accogliente bar dal fascino un po’ rétro, in cui puoi bere il tuo caffè al bancone tenendo un piede in Emilia Romagna e l’altro in Toscana: siamo a San Pellegrino in Alpe, a 1525 metri di quota, in cammino lungo la Via Matildica del Volto Santo. È solo una delle tante caratteristiche e curiosità di questo percorso, ancora non troppo conosciuto ma che merita a pieno titolo di essere messo in lista nelle “cose da fare” per il 2023.
Iniziamo con qualche dato pratico: l’intero tracciato, da Mantova a Lucca, è lungo 285 chilometri (percorribili indicativamente in 11 tappe) e attraversa tre regioni (Lombardia, Emilia, Toscana) raggiungendo il suo punto più elevato – quello in cui si scavalla il crinale appenninico – al Passo del Giovarello, a quasi 1700 metri. Questo il motivo per cui è bene evitare i mesi invernali e programmare questo itinerario a partire dalla primavera, quando è ormai scongiurato il rischio di ghiaccio e neve.
Anche il nome del cammino, lungo e inconsueto, merita una spiegazione: sono, queste, le terre di Matilde di Canossa, “grancontessa”, donna di potere, abile politica e devota cattolica. Ed è questo, almeno a grandi linee, il percorso che nell’XI secolo la buona Matilde seguiva per visitare i suoi possedimenti.
“Via Matildica”, dunque… e il Volto Santo che cosa c’entra? C’entra, eccome: perché l’ultima parte del percorso, quello che attraversa la Garfagnana e raggiunge infine Lucca, si incrocia all’altezza di Castelnuovo con un altro cammino, chiamato “del Volto Santo”, avendo entrambi una destinazione ben precisa. Quella, per l’appunto, di uno straordinario e prezioso crocifisso ligneo, custodito nella Cattedrale di San Martino a Lucca: un oggetto sacro scolpito verso la seconda metà dell’VIII secolo e considerato la scultura in legno più antica dell’Occidente, oggetto da sempre di venerazione e intorno a cui ruotano affascinanti tradizioni e leggende.
Cinque tappe per il tratto toscano della Via Matildica del Volto Santo
Il tratto toscano della Via Matildica del Volto Santo, per un totale di 105 chilometri suddivisi in 5 tappe, è stato di recente inserito nell’interessante progetto della Regione Toscana di “Atlante dei Cammini Toscani”, in cui ad oggi sono mappati e descritti accuratamente sette grandi itinerari che coprono complessivamente 1378 chilometri e 35.000 metri di dislivello.
Il percorso che abbiamo esplorato, da San Pellegrino in Alpe a Lucca, ci ha permesso di scoprire ambienti, paesaggi, storie assolutamente straordinari. In primo luogo perché la Garfagnana è una terra sorprendente.
A poca distanza dalle principali città, facilmente collegata (c’è anche un treno che la attraversa, sulla linea Lucca – Aulla), resta però una zona dal fascino selvaggio e incontaminato, fatto di grandi boschi, di valli impervie attraversate da ponti antichi dalla caratteristica forma a sella d’asino, di grandissima biodiversità (qui si possono trovare oltre il 30% delle specie aviarie presenti in Italia), di borghi autentici che custodiscono memorie di passati remoti e recenti: “terra di lupi e di briganti”, come era chiamata nel Rinascimento.
Un cammino che regala emozioni forti
Ora i briganti non ci sono più; sui lupi invece si hanno notizie meno certe, ma tutte concordano sul fatto che non rappresentano un pericolo. Resta invece, di sicuro, un cammino capace di regalare emozioni forti, e che richiede al tempo stesso un impegno fisico non indifferente.
Perché, anche se in linea di massima la strada da San Pellegrino a Lucca è tutta in discesa, non sono da sottovalutare le ripide pendenze, che mettono in moto muscoli poco utilizzati e che in caso di terreno bagnato possono rivelarsi alquanto sdrucciolevoli. Tanto più che si tratta di un itinerario ancora poco conosciuto e frequentato, dove è possibile percorrere lunghi tratti di sentiero senza incontrare anima viva, e tantomeno traccia di insediamenti umani.
Ma ne vale la pena: a partire proprio da San Pellegrino in Alpe, affascinante paese “di confine” dove è possibile regalarsi una deviazione dal tracciato della Via Matildica per esplorare il breve e ben segnalato percorso ad anello chiamato “Giro del Diavolo”, che sale verso il crinale raggiungendo il luogo dove San Pellegrino resistette alle tentazioni del demonio e dove ancor oggi salgono i pellegrini penitenti. Il panorama, da qui, spazia quasi all’infinito su uno scenario incontaminato di morbide montagne, offrendo una vista indimenticabile.
A Castiglione di Garfagnana, sulle tracce della storia
Tornati sul percorso della Via Matildica del Volto Santo, ci si tuffa verso il basso, su piccole strade secondarie, fino ad attraversare il centro di Castiglione di Garfagnana. E anche qui è d’obbligo una sosta, perché in questo antico borgo fortificato (le cui origini risalgono a epoca romana) si respira davvero il fascino della storia.
E si respirano anche altri profumi, a dire la verità: perché questa è zona di particolari eccellenze gastronomiche: qui – soprattutto nei dintorni di Camporgiano – si coltivano il farro (che dal 1996 ha ottenuto la certificazione IGP) e una particolare e pregiata varietà di mais (il “formenton otto file”) che garantisce polente deliziose. Oltre alle castagne, altra grande gloria locale, che in stagione si mangiano arrostite (da queste parti portano l’inaspettato nome di “mondine”) e da cui si ricava un’eccellente farina utilizzata in una molteplicità di piatti.
Da Castiglione, il percorso si fa più irregolare e si dipana lungo piccoli sentieri in mezzo ai boschi fino ad arrivare, a una ventina di chilometri dal punto di partenza, al termine della tappa, nella cittadina di Castelnuovo Garfagnana, considerata il capoluogo della zona.
Anche qui, molte le memorie storiche; la star incontrastata è Ludovico Ariosto, che tra il 1522 e il 1525 fu inviato in veste di governatore della provincia estense della Garfagnana e che ha donato il nome anche alla Rocca, grande costruzione che domina il centro storico e che è il simbolo della città.
Dalla Garfagnana, si passa all’Alta Valle del Serchio
La tappa successiva – una quindicina di chilometri da Castelnuovo a Barga- è un altro concentrato di ripidi percorsi, crinali, boschi e piccoli paesi in un ambiente naturale quasi incontaminato, che segna il passaggio dalla Garfagnana all’Alta Valle del Serchio. Barga, in sé, è un piccolo gioiello, dominato dal suo splendido Duomo romanico.
Ma c’è ancora molta strada da fare prima di arrivare a destinazione: la tappa successiva, di 18 chilometri, conduce a Borgo a Mozzano. Il “menu del giorno” include anche una robusta salita, poco dopo l’attraversamento del fiume Serchio, che conduce a uno dei luoghi più iconici dell’intero itinerario: la Rocca di Borgo a Mozzano, splendido borgo perfettamente conservato grazie all’impegno della minuscola (32 anime, secondo le ultime rilevazioni ufficiali) ma attivissima comunità di abitanti.
Come pure, pochi chilometri più avanti, la discesa verso a Borgo a Mozzano conduce con una breve deviazione a un altro dei punti celebri dell’itinerario: il “Ponte del Diavolo” (detto anche “Ponte della Maddalena”), piccolo grande capolavoro di ingegneria medievale. Un consiglio: vale la pena di attraversarlo, perché solo camminandoci sopra si ha l’esatta percezione della sorprendente pendenza del grande arco principale che scavalca il fiume.
In questa zona, durante la seconda Guerra Mondiale, passava la famosa Linea Gotica, di cui molte testimonianze sono raccolte nel Museo della Memoria allestito nel centro di Borgo a Mozzano; se si ha un po’ di tempo a disposizione, è anche possibile visitare, nei pressi del paese, un bunker ancora perfettamente conservato e pressoché intatto.
Ancora una trentina di chilometri ci separano da Lucca e dalla sua straordinaria bellezza. Il cammino termina qui, all’interno della Cattedrale di San Martino, anche se la meta finale – il grande crocifisso antico che dà il nome al percorso – in questo periodo non è visibile perché sottoposto a un delicato intervento di restauro.
Ma la città offre molti motivi per consolarsi; tanto che è meglio conteggiare ancora almeno un giorno di “urban trekking”. Si potrà così andare alla scoperta dei luoghi più celebri, come la cerchia delle mura (perfettamente conservata e divenuta oggi un bellissimo parco ad anello della lunghezza di oltre 4 chilometri) e la scenografica Piazza Anfiteatro (dalla caratteristica forma ellittica). O di attrattive forse meno famose ma altrettanto meritevoli, come la Basilica di San Frediano (che custodisce le spoglie mummificate di Santa Zita, patrona della città) o le inaspettate atmosfere barocche di Palazzo Pfanner e dei suoi giardini (utilizzati come set per celebri film come “Il Marchese del Grillo” e “Ritratto di Signora”).
Il cammino, insomma, potrebbe continuare a oltranza. E basta sfogliare la home page dell’Atlante dei Cammini Toscani per trovare ispirazione, rimettersi lo zaino in spalla e riprendere a camminare…
INFO PRATICHE
L’intero percorso è indicato con appositi segnavia, ma è consigliabile dotarsi anche di tracce gps scaricabili gratuitamente dal sito ufficiale www.viamatildica.it
È disponibile anche una credenziale ufficiale, che può essere richiesta via email a cammino@viamatildica.it. Allo stesso indirizzo è possibile richiedere informazioni aggiornate sul percorso (condizioni del terreno, deviazioni temporanee e altre informazioni utili) prima della partenza.
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