Da Genova a Livorno in tandem. Il viaggio in bicicletta di Giusi, non vedente, e della sua guida Laura. Prima parte di un progetto che le porterà pedalando nel 2024 alle Paralimpiadi di Parigi.
Ci siamo: dopo ore al telefono, fra chiamate e lunghi scambi di messaggi, io e la mia amica Laura partiamo per il nostro primo viaggio.
Sarà Kryss il nostro mezzo, ovvero il mio nuovo tandem!
Ci troviamo a Genova, reduci dal raduno di escursionismo adattato A Ruota Libera, di cui vi ho già raccontato i un precedente articolo. . In cinque giorni raggiungeremo San Vincenzo, in provincia di Livorno. Qui parteciperemo al Sotto Gamba Game, manifestazione dedicata agli sport per persone con disabilità.
Ho conosciuto Laura circa dieci anni fa, quando vivevo a Firenze. Stessa voglia di sport, natura e viaggi, stessi gusti musicali, e quindi la condivisione di tante esperienze. Anche lei ha scoperto la passione per la bici qualche mese fa. Ne è stata presa a tal punto da aver deciso di vendere l’auto per dedicarsi solo a pedalare. Così abbiamo deciso di unire le forze e i sogni.
Questo di cui vi racconto adesso è il “viaggio zero”, la prova di un progetto più ampio che ci porterà in giro per l’Italia nel 2023, e che nel 2024 – con partenza da Roma o Milano nel 2024 – ci porterà a Parigi per l’inizio delle Paralimpiadi.
Questo progetto ha diversi obbiettivi. Fra i principali quello di contribuire alla diffusione della bicicletta come mezzo davvero sostenibile. Il tandem, in particolare, è un mezzo inclusivo e di condivisione. Può usarlo chi come me ha una disabilità visiva o chiunque abbia voglia di unire le forze per arrivare più lontano!
Il primo giorno del mio viaggio da non vedente in tandem
Ci svegliamo abbastanza presto. Siamo nel camper del nostro amico Paolo che ci ha dato alloggio per la notte. Mentre noi traffichiamo con le borse, lui ci porta focacce genovesi appena sfornate. I miei preparativi procedono lentamente, forse troppo. Abbiamo un appuntamento alle 10 con una scuola di surf a Recco. Cosa c’entra il surf? La scuola Black Wave recentemente si è avvicinata al surf adactive per persone con disabilità. Un altro obbiettivo del nostro progetto è far conoscere anche queste realtà a più persone possibile.
Gps alla mano, Paolo e Laura controllano la strada fino a Recco. “C’è una bella salita da fare – dice Paolo -. “La strada è anche brutta e ci sono dei lavori in corso, è pericolosa e non arriverete mai per le 10. Vi accompagno io”. Iniziamo bene, penso. Paolo ci accompagna dunque in camper fino a Recco. Scarichiamo Kryss, borse da cicloturismo e zaino. Io mi occupo di montare le borse posteriori e legare lo zaino sulla parte superiore del portapacchi. Laura si occupa del montaggio della borsa da manubrio. Salutiamo e ringraziamo di cuore Paolo, e facciamo conoscenza con il team di Black Wave .
Io sono abbastanza ignorante sul mondo del surf, quindi ascolto estasiata Laura che chiacchiera con Davide, uno degli istruttori della scuola. Nel frattempo mi avvicino alle tavole da surf e da sup, e inizio ad ispezionarle. Davide, con pazienza e passione, mi spiega le varie differenze. Prima di andare via conosciamo Spugna, il labrador surfista.
Montiamo in sella e, visto che è ormai ora di pranzo, non possiamo certo lasciare Recco senza aver gustato la tipica focaccia al formaggio. Poi si parte davvero. La destinazione finale per oggi è Sestri Levante, con tappa intermedia a Rapallo. Ci aspettano al circolo per il golf e il tennis. Ma per arrivarci dobbiamo imboccare la strada statale Aurelia.
Il profumo del mare e delle focacce viene sostituito dall’odor degli scarichi dei motori. Puntiamo verso Ruta di Camogli. Ci aspetta la nostra prima salita che arriverà fino al 13% di pendenza. Qui scopriamo di avere un problema con il cambio. Per qualche strano motivo il tandem decide di non farci usare il rapporto più morbido, che ci farebbe faticare un po’ meno. Teniamo duro e continuiamo la salita, tornante dopo tornante. Ci concediamo un paio di soste prima di arrivare finalmente al belvedere di Ruta.
Ecco di nuovo il mare. “Di fronte a noi abbiamo il parco di Portofino”, mi racconta Laura. “Alla nostra destra Genova, alla nostra sinistra Rapallo”. Rimontiamo in sella e ci godiamo la discesa con vista sulla baia. Laura è davvero brava a gestire le discese, nonostante i pochi mesi di ciclismo alle spalle.
Ci ritroviamo ancora nel traffico dell’Aurelia, ma resistiamo. Entrate a Rapallo, costeggiamo per un tratto il torrente Boate. Intorno alle 16 varchiamo l’ingresso del Circolo. Qui ci aspetta Noemi Zerbone, presidente dell’Unione Ciechi di Chiavari, entusiasta del nostro progetto. Con lei ci accolgono anche Fabrizio e Titta, i suoi suoceri, appassionati di golf. Lui, Fabrizio Pagliettini, è tra l’altro il direttore del circolo. Ci offrono la merenda, mentre chiacchieriamo del nostro progetto e di sport per persone cieche. Confesso loro di non aver ancora provato il golf, che ritengono essere uno degli sport più accessibili.
Mentre pedaliamo per uscire da Rapallo, scorrono nella mia mente ricordi del mio primo campeggio proprio lì vicino, in occasione di un concerto della mia band preferita, i Lacuna Coil. Imbocchiamo di nuovo l’Aurelia. Mancano circa 28 km a destinazione. Sulla nostra destra il Parco di Portofino con i suoi boschi e il mare. Superiamo Zoagli e non impieghiamo molto tempo ad arrivare a Chiavari. Affrontiamo senza particolare difficoltà i vari saliscendi. Superiamo anche Lavagna e intorno alle 20 siamo finalmente a Sestri.
Solo per questa notte alloggiamo in un B&B, la Casa dei Remi in barca. Lo cito anche perchè è l’unico che ho trovato ad un prezzo onesto.
Veniamo accolti gentilmente dalla proprietaria. Leghiamo e scarichiamo il tandem, mentre ci osserva con curiosità. Chiudiamo la pedalata di oggi con poco più di 40 km percorsi. Portate le borse in camera, la signora, ammirata dalla nostra impresa, decide di farci uno sconto sulla stanza.
Abbiamo l’ultimo appuntamento della giornata con un’amica di Laura. Si tratta di Valia, architetto specializzato in abbattimento di barriere architettoniche. Con lei ci incamminiamo verso il centro di Sestri, per mangiare e chiacchierare. Poi a nanna presto, perché la sveglia del giorno successivo incombe.
Secondo giorno: da Sestri a La Spezia
Riusciamo a metterci in piedi per le 08:30. Riattraversiamo in parte Sestri, e ci aspetta una bella salita per arrivare al Passo del Bracco.
Iniziamo a salire lungo l’Aurelia, che fortunatamente in questo tratto serpeggia fra boschi di castagni e conifere. La prima parte non è poi così impegnativa, ma quando la pendenza inizia a superare il 10% non tardiamo molto ad arrancare. Non siamo ancora sulla pendenza massima, ma il tandem carico e il poco allenamento alle spalle si fanno sentire.
“Dai, tiro fuori la cassa bluetooth”, dico a Laura, “vediamo se la musica ci dà una mano…”. Laura concorda, così ci fermiamo. Ho portato la cassa proprio per questi momenti, sapevo sarebbe servita. Mentre la appendo al mio manubrio, un falco ci sorvola. Lo faccio notare io a Laura sentendo il suo verso. A dire il vero pensavo fosse un’aquila. Chissà, magari ci sta augurando buona fortuna…
Avvio una bella playlist metal, ed effettivamente un po’ di energia in più riusciamo ad ottenerla. Continuiamo a salire… Arriviamo al picco della pendenza. Provo a mettermi in piedi sui pedali per riuscire a spingere di più, ma ho troppa paura di perdere l’equilibrio. Così, dopo due deboli tentativi, desisto e resto seduta in sella. Teniamo duro qualche chilometro, fermandoci diverse volte.
Per riprendere fiato decidiamo di scendere e portare il tandem a mano. Procediamo per circa un chilometro prima di rimontare in sella.
“Dai, forza… Dopo spiana!”, cerco di incitare Laura e me stessa. Laura, con il profilo altimetrico sott’occhio, sa che non è esattamente così.
Per strada incontriamo ciclisti che ci salutano allegramente… in sella alle loro e-bike.
Poi la salita inizia a mollare e… eccolo! Il passo del Bracco. Entriamo nella provincia di la Spezia. L’agognata discesa arriva dopo ancora qualche chilometro. La fatica non è finita, ma il grosso è stato fatto. Fra la vegetazione alla nostra destra a volte si intravede il mare con le caratteristiche insenature della Riviera di Levante. Lasciamo l’Aurelia per imboccare la strada Castagnola.
Finalmente una bella discesa, i boschi lasciano spazio alla macchia mediterranea, i cui profumi si fondono con quello del mare. Scendiamo verso il borgo di Framura, considerato uno dei borghi più belli d’Italia. Purtroppo è già molto tardi, perciò non possiamo fermarci.
Komoot, la app per ciclisti, ci indica l’inizio di un percorso ciclo pedonale nei pressi della stazione ferroviaria. “Ma ci saranno 80 scalini da fare per arrivarci”, esclama perplessa Laura. L’alternativa è l’ascensore. Del resto salire a piedi con il tandem carico è impensabile. Così proviamo ad impennare completamente Kryss all’interno dell’ascensore.
Contro ogni aspettativa riusciamo a starci dentro e a salire. Imbocchiamo dunque la ciclopedonale Maremonti verso Levanto. Si tratta di un tracciato in parte in galleria, costruito lungo una ferrovia dismessa. Fra un tratto di galleria e l’altro abbiamo sempre il meraviglioso mare ligure ad accompagnarci.
Arriviamo a Levanto intorno alle 17. Vorremmo proseguire verso Monterosso, la prima delle Cinque Terre. Ci sarebbe però un’altra bella salita impegnativa da fare e rischieremmo di arrivare tardissimo a La Spezia. Dopo circa 40 km di cui 30 in salita, un po’ a malincuore decidiamo di percorrere gli ultimi 20 km in treno. Sappiamo bene che sarebbe stata la parte più bella al livello paesaggistico, ma siamo davvero esauste. Ci torneremo sicuramente nel nostro giro d’Italia l’anno prossimo, quando i nostri muscoli saranno più forti. Ci attende un treno regionale moderno, con tanto di rastrelliera e ampio spazio per le biciclette. Kryss ci sta perfettamente.
A La Spezia siamo ospiti di Gaia e Davide. Hanno entrambi il mare nel sangue, lo si capisce subito dalla vela da windsurf appesa alla parete dell’ingresso e da alcuni oggetti personalizzati da Gaia con piccoli pezzi di barca a vela non più utilizzabili. Davide ama il windsurf, mentre Gaia è un’istruttrice di vela, anche per non vedenti. Il progetto Omerus , attraverso cui persone non vedenti imparano a governare una barca a vela, è stato messo in piedi da suo papà Claudio. Perciò fin da piccola Gaia è sempre stata a contatto con persone cieche.
Prima di crollare, ceniamo con un gustoso risotto, mentre decidiamo il da farsi per il giorno seguente.
Terzo giorno: da La Spezia a Lido di Camaiore
Abbiamo un cambio di programma per oggi. Prima di dirigerci in Toscana, pedaleremo verso Portovenere. Sia io che Laura ne siamo affascinate. Io me ne sono innamorata quattro anni fa, durante una settimana di vacanza itinerante in barca a vela. Quando scendemmo a terra proprio a Portovenere, ricordo di aver pensato di voler trasferirmi lì tra un po’ di anni. Nel cimitero del paese a picco sul mare, riposa il nostro mito, Walter Bonatti. Quale migliore occasione dunque per andare a rendergli omaggio?
Percorriamo i 14 km che ci separano da Porto Venere senza fermarci. Arrivate nei pressi del porto, parcheggiamo il tandem per proseguire a piedi. Voltandoci verso il mare ci troviamo di fronte l’isola Palmarea. Saliamo la ripida e a volte sconnessa scalinata che ci porta verso il Castello. Portovenere è proprio suggestiva come la ricordavo. Imbocchiamo la stradina verso il cimitero. Troviamo quasi subito la tomba di Bonatti, facilmente riconoscibile anche per i vari omaggi lasciati sul marmo.
Siamo proprio a picco sulla famosa chiesa di San Pietro. Siamo emozionate, restiamo lì per diversi minuti immerse nei nostri pensieri. Inizio a tastare il marmo e afferro delicatamente moschettoni di tutti i tipi, corde, ecc. Decido anch’io di lasciare qualcosa di mio. La scelta ricade sul portachiavi dell’Accademia Nazionale di Mountain Bike di Milano. Proprio lì ho seguito i corsi di ciclomeccanica con ottimi risultati.
Cariche di emozioni torniamo poi verso il tandem. Montiamo in sella e ci avviamo verso La Spezia. Arrivate al porto ci fermiamo a salutare Stefano, un amico di Laura. Andiamo a disturbarlo a bordo del lussuoso yacht sul quale sta lavorando in questo periodo. Esploriamo velocemente la barca prima di sederci per un veloce aperitivo a bordo. Le emozioni appena vissute e l’atmosfera del momento ci inducono ad infrangere il “sacro voto” del no alcool durante il viaggio! È circa l’una quando lasciamo il porto per tornare a prendere le nostre borse.
Gli ultimi chilometri liguri li percorreremo in treno. Abbiamo fatto questa scelta già questa mattina. L’ultimo tratto ligure prevede altre salite che ci avrebbero rallentato molto. Oltre questo dovremmo percorrere quasi solo l’Aurelia. Abbiamo anche un appuntamento a Pietrasanta per le 18. Andremo a visitare il laboratorio dell’artista Morgana Orsetta Ghini.
Arrivate a Massa Centro iniziamo a pedalare speditamente verso Marina di Massa. Qui imbocchiamo la ciclovia della Versilia. L’aria e l’odore del mare sono decisamente diversi rispetto alla Liguria. Ad un certo punto inizio a sentire uno strano rumore provenire dalla ruota anteriore… Una minuscola ma tenace spina ha deciso di infilarsi nel copertone: abbiamo bucato!
Laura propone di trovare un negozio di bici a Forte dei Marmi. Io sono tranquilla sul cambio camere d’aria, è una cosa con cui ho preso dimestichezza. Ho anche una bomboletta di schiuma nel borsello degli attrezzi, perciò decido di provare prima con quella. Più o meno funziona, e quindi ripartiamo. Lasciamo la ciclovia per dirigerci verso Pietrasanta. Ancora una volta le nostre ruote corrono sull’Aurelia.
Arriviamo al laboratorio di Morgana intorno alle 19. Ci accoglie con il suo compagno, Luca Saporiti, bassista dei Marlene Kuntz. Parcheggiamo il tandem mentre Luca ci racconta che anche lui si è appassionato al ciclismo, in particolare di montagna. Morgana è un’artista che attraverso le sue opere lancia messaggi che parlano di rispetto verso le donne ,e non solo. Senza alcuna volgarità, le sue sculture rappresentano l’organo genitale femminile, simbolo di vita e di prosecuzione della nostra specie.
Le raccontiamo che uno degli obbiettivi del nostro progetto è quello di spronare sempre più donne ad avvicinarsi al ciclismo e ai viaggi. Morgana ci mostra l’interno del laboratorio, facendomi toccare la maggior parte delle sculture presenti. Ogni vagina scolpita presenta caratteristiche diverse in base al tema su cui deve far riflettere. Morgana non si limita solo alla scultura. Ritrovo alcune delle forme anche in anelli e cuscini.
Al momento di ripartire, troviamo ancora la ruota anteriore sgonfia. Luca si offre di rigonfiarcela. Salutiamo e puntiamo verso Lido di Camaiore. Questa notte siamo ospiti di Dario, un altro amico di Laura. Arriviamo a casa sua percorrendo alcune strade di campagna.
Chiacchierando scopro che Dario ha una costola rotta a causa di una caduta in bici: per colpa di una sbarra finita sulla ciclabile.
Quarto giorno: da Lido di Camaiore a Marina di Bibbona
Oggi ci aspetta la tratta più lunga del viaggio: circa 100 km, fortunatamente quasi tutti in piano. Mentre facciamo colazione sentiamo il primo scroscio di pioggia…Oggi ce la becchiamo, penso. Alla prima ondata d’acqua, ne seguono altre due altrettanto violente. Ma si sta facendo tardi, dobbiamo partire in ogni caso.
Indosso pantaloni impermeabili e k-way e sono pronta a “lottar”‘ con la ruota anteriore di Kryss che sicuramente sarà di nuovo a terra. E invece no, la schiuma ha fatto il suo dovere e la ruota è perfetta. Sono circa le 10 quando carichiamo le borse e partiamo spedite fra le strade di campagna verso la ciclabile.
Sentiamo alcune gocce colpirci, ma poco dopo spunta il sole. Ora per il caldo siamo costrette a fermarci per toglierci di dosso le bardature anti-pioggia. In poco tempo arriviamo alla darsena di Viareggio, con il mare alla nostra destra ad accompagnarci. Terminata la ciclovia della Versilia, imbocchiamo il viale dei Tigli che ci porta all’ingresso del Parco Regionale di Migliarino San Rossore Massaciuccoli. Il parco si estende lungo la zona costiera delle province di Lucca e Pisa. Più precisamente noi ci troviamo nella riserva naturale della Lecciona.
Finalmente il rumore del traffico viene sostituito dal suono del mare, dal cinguettio degli uccelli e dal beccare di un picchio. Alla nostra sinistra, oltre i boschi di pini e querce, troneggiano le Alpi Apuane. Ci fermiamo qualche minuto per goderci questa pace prima di ripartire. Continuiamo il nostro percorso all’interno del parco fino a Marina di Vecchiano. Incrociamo il fiume Serchio, che sfocia proprio a qualche decina di metri di distanza.
E rieccoci nel traffico dell’Aurelia. Cerchiamo di percorrerla più velocemente possibile fino a Madonna dell’Acqua. Da qui puntiamo verso Porta a Mare, piccola frazione di Pisa, dove ci attende la ciclovia del Trammino. La pista, costruita sul tracciato di una vecchia tramvia dismessa, serpeggia fra i campi coltivati.
Siamo a Marina di Pisa, l’Arno ci fa compagnia a qualche metro di distanza fino alla svolta verso Tirrenia. Qui si trova il Centro le Torri, dove abbiamo deciso di effettuare una sosta pranzo. Si tratta del primo albergo con spiaggia annessa reso totalmente accessibile ai non vedenti. Attraverso tranquille strade di campagna, lo raggiungiamo intorno alle 14:30. Al bar troviamo Ivan Barile, il direttore. Nonostante la stanchezza accumulata durante la stagione estiva, si dimostra sinceramente incuriosito dal nostro viaggio e dal nostro progetto.
Siamo appena a metà percorso della giornata e a questo punto dobbiamo prendere una decisione. Questa sera ci aspetta anche una cena a base di sushi. Quindi per arrivare in un orario decente a Marina di Bibbona, decidiamo di tagliare una ventina di chilometri. Percorreremo in treno il tratto fra Livorno e Castiglioncello. Avremmo dovuto pedalare sul lungomare, senza ciclabile, con il traffico dell’ora di punta di ritorno dalle spiagge. Non è certo un tratto di strada che rimpiangeremo di non aver percorso!
Puntiamo dunque verso Livorno e pedaliamo speditamente lungo la ciclabile di Calambrone. Arrivate in stazione, ci ritroviamo a bordo di un vecchio treno senza carrozza attrezzata per persone con disabilità, e meno che meno per le bici. Il capotreno è categorico: “Mi dispiace, questo treno non è attrezzato, e comunque il tandem da regolamento non si può caricare su nessun vagone“.
Restiamo in silenzio per qualche secondo, pensando di restare a terra. “Salite dall’ultima porta, così non date noia agli altri. Vi aspetto”.
Incredule ci dirigiamo immediatamente verso l’ultima carrozza e con un bello sforzo issiamo Kryss su per i tre gradini del vagone. Una volta arrivate a Castiglioncello, rimontiamo in sella. Abbiamo ancora circa 25 km fino alla meta.
Pedaliamo veloci sulla ciclabile fino a Marina di Cecina. Entriamo nella Riserva del Tombolo, giusto al tramonto. Questo per me è probabilmente il momento più emozionante del viaggio. Non so spiegare bene il perchè, ma qui la natura, l’atmosfera del parco mi colpiscono particolarmente. Il mare qui si sente ancora più forte, i profumi ancora più intensi e i suoni degli animali più nitidi. Voglio continuare a viaggiare, voglio sentirmi parte di tutto questo.
Il tempo però stringe, perciò risaliamo in sella. Quasi incrociamo un altro tandem che sfreccia via. Percorriamo ancora qualche sentiero del parco prima di riprendere la strada asfaltata. In 20 minuti raggiungiamo il residence di David, che gentilmente ci ospiterà per questa notte. Portiamo il tandem proprio dentro all’appartamento e finalmente andiamo tutti a cena.
Quinto giorno del nostro viaggio in tandem: da Marina di Bibbona a San Vincenzo
Ci siamo. Il nostro viaggio purtroppo sta volgendo al termine. Abbiamo circa una ventina di chilometri da percorrere fino a San Vincenzo.
Laura propone di fare un salto a Bolgheri, piccolo borgo famoso per il suo vino. Carichiamo per l’ultima volta Kryss e ci avviamo fra strade costeggiate da campi. Passiamo anche accanto ad un campo di girasoli, il mio fiore preferito. Finchè arriviamo all’imbocco del famoso viale dei cipressi che conduce a Bolgheri.
Parcheggiamo Kryss e ci incamminiamo. Riusciamo a resistere alla tentazione di degustare vino, anche perchè sono ancora circa le 11 del mattino. In una stretta stradina troviamo un negozietto che vende oggetti in legno realizzati a mano. Veniamo così a conoscenza dell’associazione Quercus, che si occupa fra altre cose di recuperare legno da alberi caduti o dalla potatura. Proprio con questo legno vengono poi realizzati gli ogetti esposti.
Ma è già ora di andare. Imbocchiamo la strada bolgherese, costeggiata da agriturismi. Arrivati a Donoratico, puntiamo su San Vincenzo seguendo la vecchia Aurelia, fortunatamente poco trafficata. Qualche saliscendi ci rallenta più del previsto, così arriviamo a destinazione intorno alle 14.
Al residence in cui alloggiamo ci aspetta già la mia amica Rossella, arrivata da Firenze per partecipare al Sotto Gamba Game. Il Sotto Gamba Game nasce qualche anno fa come manifestazione sportiva per persone con disabilità motoria. Nelle ultime edizioni sono stati aggiunti sport per persone con disabilità sensoriale. Le attività sono divise tra acquatiche, in mare o piscina, e di terra. Fra gli sport acquatici ci sono subacquea, sup, windsurf, canoa… Fra quelli terrestri handbike, basket, baseball, arrampicata, tiro con l’arco, scherma.
Al resort incontro diverse mie conoscenze sportive, fra cui Luca Fiaschi, mio istruttore di sub. Conosciamo di persona anche Nadia Bredice, campionessa di paraclimbing. L’evento inizia con workshop ed interventi su progetti di turismo e non solo. Anche io e Laura abbiamo uno spazio per parlare del nostro viaggio e del nostro progetto.
Raccontiamo che “non facciamo tutto questo per essere prime donne, ma viaggiamo innanzitutto per noi stesse, perchè ci fa sentire vive”. Diciamo di voler essere un esempio per altre persone e che vorremmo insegnare la capacità di emozionarsi. La fine del viaggio è meno traumatica di quello che pensavo, perchè mi aspetta il weekend sportivo con le mie amiche al Sotto Gamba Game. Torno a Milano con Chiara domenica sera, ma già lunedì mattina vorrei ripartire…
Ringrazio infinitamente Laura, con cui ho potuto fare questa esperienza, tutti coloro che ci hanno ospitato nelle tappe del nostro viaggio, chi ci ha rifocillato durante le nostre soste, le mie amiche Chiara e Rossella, e tutte le persone incontrate in questi giorni. I viaggi sono fatti anche di incontri e ognuno ci ha davvero arricchito.
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