Fino a metà novembre in Alto Adige è tempo di Törggelen. Si passeggia tra filari di vite e castagneti. Facendo tappa nei masi che offrono tutto il campionario dei migliori prodotti locali: dai salumi alle carni, dai canederli alle zuppe, fino ai deliziosi dolci fritti. Vi proponiamo tre itinerari.
Quando gli ultimi turisti caricano i bagagli sull’auto e fanno rotta verso valle, per gli altoatesini comincia la festa. Non che si rallegrino per le partenze, in verità. Ma è proprio a metà settembre, tra i bagliori dorati delle foglie che ingialliscono, che ha inizio il rito del Törggelen. Una parola pressochè intraducibile, che può riassumersi in tre verbi: passeggiare, mangiare, bere.
Per circa due mesi – quelli che seguono la vendemmia e precedono le prime nevicate – in tutto l’Alto Adige i masi tra i vigneti aprono le loro porte e offrono il vino nuovo da degustare. Insieme ai prodotti di stagione. Caldarroste soprattutto, a cui poi si accompagnano speck, arrosti, canederli, zuppe, formaggi, dolci.
La parola Törggelen deriva dal latino «torquere», e il riferimento ai grappoli d’uva da pressare è chiaro. In effetti è proprio il vino novello il protagonista di questi weekend autunnali che la gente del posto usa trascorrere passeggiando tra distese di meli, filari di vite e castagneti. Ogni maso una tappa. E se proprio si vuole esagerare, ogni maso una portata.
Nel primo si assaggiano tutti gli antipasti della casa, nel secondo i primi piatti, e via di questo passo. Ogni volta ci si accomoda al tavolo di legno, accanto agli altri commensali. Il vino e la musica della fisarmonica scaldano l’atmosfera. Fino a ritrovarsi nella Stube dell’ultimo maso, al calar del sole, ancora una volta con il bicchiere in mano, tra il profumo dei Krapfen e delle frittelle al papavero.
Se vi stuzzica l’idea di un fine settimana del genere, il posto giusto è la Valle Isarco. È qui che – e una volta tanto sono tutti d’accordo – è nato il Törggelen. Nella zona tra Bressanone e l’altopiano del Renon, e poi giù giù fino ad arrivare poco a nord di Bolzano. È qui che si trovano i locali più caratteristici. Qui che, lungo il «sentiero del castagno» (in tedesco Keschtnweg) si snodano suggestivi itinerari segnalati che toccano luoghi d’arte, osterie, masi. Il tutto in uno scenario naturale unico. Ve ne proponiamo tre.
1) Lago di Varna, San Cirillo, Tecceling, maso Wöhrmann (Velturno)
– tempo di percorrenza: circa quattro ore
– lunghezza: 12,5 km
– dislivello: 521 metri salita; 318 metri discesa
Si parte fuori dall’abitato di Varna, e precisamente dall’omonimo lago che si trova subito a nord di Bressanone. Seguendo il sentiero n. 1, si attraversa un bellissimo castagneto e si entra nella cittadina di Varna. Dopo avere imboccato la via Salern, al primo tornante si prende il sentiero n. 2 in direzione di Bressanone, e poi al bivio la deviazione verso san Cirillo. Continuando a camminare, si raggiunge prima il maso Burgerhof, e poi il maso Oberebnerhof. Dopo le due soste gastronomiche, si prosegue verso san Cirillo e Pinzago.
Attraverso campi coltivati e prati, si arriva al maso Rittner Höfe e si sale poi al maso Saderhof . Ma gli incontri golosi non sono finiti. Lungo una strada asfaltata, seguendo la segnaletica n. 10, ecco il maso Gfaderhof. Ancora uno sforzo (non troppo pesante, se non si è esagerato con il vino novello), e il sentiero n. 11 conduce all’ultima tappa golosa: il maso Wöhrmann, poco fuori Velturno.
2) Maso Wöhrmann (Velturno), maso Moar zu Viersch, Sabiona, Chiusa
– tempo di percorrenza: circa due ore
– lunghezza: 7,2 km
– dislivello: 58 metri salita; 428 metri discesa
Il punto di partenza è presso il maso Wöhrmann, poco fuori Velturno e a circa 900 metri di quota. Da qui, dopo qualche assaggio, si prende il sentiero n. 11 e si procede in direzione Tschiffnon fino a Ziernfeld. Si scende a Castel Velturno e – se si ha tempo – si può approfittare dell’occasione per visitare il maniero eretto alla fine del ‘500 e adibito a residenza estiva dei vescovi di Bressanone fino al 1803. Famoso nei secoli passati per il suo parco popolato di cervi, la grande voliera e la vasca dei pesci, oggi conserva preziosi arredi rinascimentali e una ricca raccolta di opere d’arte che vanno dal XV al XX secolo.
Superato il paese di Velturno, una breve deviazione dal sentiero (sulla destra) porta al maso Glanger, che oltre a un’incantevole vista sulle Dolomiti vanta alcune antiche Stube dalle volte a crociera. Da vedere anche il grande forno per il pane e l’allevamento di cervi. Una volta tornati sul sentiero principale, dopo una breve salita attraverso i castagneti si arriva al maso Moar zu Viersch, dove vale la pena soddisfare – oltre alla gola – anche la vista: l’edificio risale al IX secolo, e la cappella che ne fa parte riporta all’epoca nobiliare in cui la tenuta apparteneva ai signori di Troyer.
Da non mancare poi il maso Radoar, specializzato in agricoltura biologica. Qui le castagne non si mangiano solo arrostite: c’è anche la versione «alcolica». Infatti uno dei punti di forza dell’azienda è la produzione di distillati ricavati dalla frutta. Altra sosta al maso Huber in Pardell, e poi giù lungo il ripido sentiero che porta al convento di Sabiona (già castello medievale, e dal 1687 abitato da monache benedettine).
Da qui, la storica «via crucis» conduce alla bellissima cittadina di Chiusa, dove si conclude l’itinerario. Ma poco sopra al convento, se si vuole finire la giornata in gloria, si trova il maso Obergostner della famiglia Gasser . I figli Johanna, Florian, Magdalena e Katharina aiutano la madre Elisabeth ed il padre Johann a gestire la struttura. Che nel periodo del Törggelen lavora a pieno ritmo. Da prendere e portare a casa: le confezioni di pere e mele essiccate.
3) San Maurizio (Villandro), Barbiano, Colma, Rotwand
– tempo di percorrenza: poco meno di tre ore
– lunghezza: 8,8 km
– dislivello: 232 metri salita; 82 metri discesa
Dalla strada comunale di San Maurizio parte pianeggiante il sentiero n. 17, che porta prima ai masi Torgglerhof e Sunnerhof, a poi al rio Zargenbach. Da qui, sempre lungo il sentiero n. 17, si sale verso Barbiano. E seguendo la direzione Trechiese si arriva al maso Öttlhof. Dopo la sosta, si prosegue attraverso un bosco di abeti rossi fino al maso Kopp im Bach, per arrivare poi al paese di Barbiano.
Vicino alla chiesa di San Giacomo, il percorso prosegue lungo una stradina asfaltata che si snoda tra castagni e frutteti (le prugne della zona sono considerate tra le migliori dell’Alto Adige). Vale la pena, se le gambe non sono appesantite dai brindisi, fare una piccola deviazione per visitare le cascate di Barbiano, che si precipitano da rocce di porfido nel rio Gander.
In ogni caso è proprio questo corso d’acqua che viene attraversato lungo il sentiero che porta poi ai masi della frazione di Sant’Ingenuino. Qui merita una visita la chiesetta gotica decorata da affreschi d’epoca. Proseguendo, ci si ritrova sull’antica stradina che collega il fondovalle all’altopiano del Renon, e che sbocca sul sentiero n. 8. Da qui si raggiunge infine Rotwand.
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