Abbiamo percorso un tratto del Walserwaeg, il sentiero Walser che corre intorno al Monte Rosa per oltre 200 km, sulle tracce delle antiche popolazioni che vivevano su queste montagne.
Lo dico subito: questo non sarà un articolo oggettivo. Perché l’argomento principale sono i Walser, e io con questa strana popolazione montana – schiva, riservata e attaccata alle proprie tradizioni come solo sa esserlo chi vive da secoli nelle “terre alte” – ho un rapporto privilegiato, derivante dalla mia quarantennale frequentazione di Macugnaga: che è, per l’appunto, un tipico villaggio Walser.
Così, quando sì è presentata l’occasione di partecipare al “Walserwaeg Press Tour”, sono stata ben contenta di infilarmi gli scarponcini per un assaggio di questo giro davvero straordinario.
Ma prima di raccontarvi i luoghi, forse è bene fare un piccolo salto indietro per raccontare brevemente chi sono, questi misteriosi Walser. Questa popolazione, di origine germanica, intorno al 1300 ha iniziato a colonizzare varie località dell’arco alpino in Italia, Svizzera, Liechtenstein, Austria e Francia.
Per quello che ci riguarda più da vicino, verso la metà del 1400 alcuni gruppetti si sono stanziati nelle vallate intorno al Monte Rosa, creando così gli insediamenti che oggi conosciamo: alcuni più noti (Gressoney, Alagna, Macugnaga…) e altri meno celebri dal punto di vista turistico, ma non per questo meno affascinanti.
Lungo il Walserwaeg sulle tracce degli antichi Walser
Ma la vera domanda è: che cosa è mai venuto in mente, a questa gente, di scegliere dei luoghi così scomodi, ostili e impervi (lo sono adesso, figuriamoci nel Medioevo)? Ci sono varie teorie di cui nessuna definitiva, ma la sintesi estrema, almeno ai miei occhi, è che si trattava di una comunità pacifica, che non aveva nessuna voglia di azzuffarsi e litigare per aggiudicarsi terreni o pascoli: così, a mano a mano che le zone più comode si sovrappopolavano, loro evitavano di sgomitare e si spostavano sempre più in alto, fino a raggiungere quote che ancora non avevano visto stabili insediamenti umani.
In realtà, pare che all’inizio le condizioni climatiche fossero relativamente favorevoli, con quello che viene definito “periodo medievale caldo” e il ritiro di molti ghiacciai. La fregatura però era in agguato, perché nei secoli successivi arrivò invece la “piccola era glaciale” (è un termine scientifico, non me lo sto inventando io!) con un sostanziale calo delle temperature, abbondantissime nevicate, estensione dei ghiacci permanenti.
Insomma, tempi duri per i poveri Walser, in parte costretti ad emigrare in cerca di fortuna (in alcuni casi trovandola anche: pare per esempio che il signor Ritz degli omonimi alberghi di lusso avesse origini walser). Non tutti, però: alcuni rimasero al loro posto, inventandosi di volta in volta strategie per adattarsi a un contesto difficile.
Insomma, la faccio breve: quella che è tuttora viva ai giorni nostri è una comunità decisamente fuori dall’ordinario, distribuita su un vasto territorio che comprende diverse nazioni, divisa da profonde vallate e da alcune delle più alte vette alpine, ma ancora profondamente coesa, attraverso un’identità comune che si ritrova in incontri periodici e feste tradizionali che radunano Walser provenienti da zone anche molto lontane tra loro.
Come ci ha raccontato Anna Maria Bacher, poetessa Walser della Val Formazza che abbiamo incontrato durante il nostro giro, “le montagne ci legavano, non ci dividevano”. Un popolo pacifico, capace di adeguarsi alla natura circostante e di vivere in armonia con essa, e in grado al tempo stesso di crearsi una propria cultura, delle proprie tradizioni ricche di significato, una lingua (il “titsch”) il cui uso ancora resiste, seppur faticosamente e a dispetto del fatto che si tratta di un idioma assolutamente incomprensibile a chiunque non sia un Walser doc.
Walserwaeg, un cammino a tappe intorno al Monte Rosa
Il motivo per cui racconto tutto questo è che nei giorni scorsi sono stata coinvolta – per un breve tratto – nel “Walserwaeg Press Tour”, un cammino a tappe guidato da Riccardo Carnovalini (noto camminatore) che si è snodato lungo tutto l’antico percorso tracciato e seguito dal popolo Walser quando si insediò nelle valli attorno al massiccio del Monte Rosa proveniente dal Vallese.
Come dicevo, il mio è stato solo un piccolo assaggio iniziale, lungo la Val Formazza, che mi ha comunque consentito di visitare villaggi remoti e affascinanti come Riale e di ammirare la spettacolare cascata del Toce, che con il suo salto di 143 metri è un po’ il simbolo dell’intera valle.
Ma il percorso del “Walserwaeg” è proseguito ben oltre nei giorni successivi, via Macugnaga, Val Strona, Carcoforo, Rima, Rimella e Alagna Valsesia, fino a giungere nella valle di Gressoney in Val d’Aosta. Un itinerario che è al tempo stesso un grande cammino alpino e un viaggio alla scoperta di storie, culture e tradizioni che vengono da molto lontano, oltre che una testimonianza dell’odierna resilienza del popolo Walser, testimoni di una cultura e di una economia di pace tra gli uomini e tra gli uomini e la terra.
Il progetto “Walserwaeg – il cammino dei Walser” punta insomma a creare un collegamento identitario di questo popolo attraverso un percorso nelle terre alte che abbraccia le aree piemontesi e valdostane, per poi collegarsi con gli antichi cammini della Svizzera e oltre verso le altre comunità dell’Austria, della Francia e del Liechtenstein.
Non a caso l’idea nasce “dal basso”, come si usa dire in questi casi: dalle diverse associazioni di comunità, in collaborazione con l’Associazione Sportway ETS, e vede coinvolte istituzioni di rilievo quali la Fondazione comunitaria del VCO, La Fondazione comunitaria della Val d’Aosta, il Consorzio Monterosa Valsesia, la Fondazione Valsesia, la Fondazione VCO e tantissimi Comuni che vengono attraversati dal cammino, con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo.
Per chi ama la montagna e i grandi itinerari di cammino, insomma, c’è una bella proposta che sta prendendo corpo: un tracciato già ora disponibile, ma destinato ad avere una sempre maggiore coerenza e identità, capace di regalare non solo panorami naturalistici straordinari, ma anche la storia e la cultura di un popolo davvero eccezionale.
I numeri del sentiero Walserwaeg
2 Regioni: Piemonte e Valle d’Aosta
4 valli: Valsesia, Val d’Ossola, Valle di Gressoney, Valle d’Ayas
220 km totali del Grande Sentiero Walser (GSW)
15 tappe, lunghezza media 14 km per tappa
oltre 200 punti di interesse
1000 m di dislivello medio positivo a tappa
12 percorsi tematici
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