L’altro giorno, mentre riordinavo l’armadio dove tengo in miracolo bilico tutte le cose della montagna, mi sono cadute in testa le ciaspole. D’un colpo, è proprio il caso di dirlo, mi sono reso conto che l’estate se n’è andata del tutto, e che anche i suoi ultimi strascichi sono ormai puri miraggi. Le temperature si sono abbassate drasticamente, e persino le cime più basse hanno già ricevuto le loro prime deboli imbiancate di neve. Anche quest’anno, dunque, è giunta l’ora di spostare i trekking a quote più accessibili, dove del resto questa stagione dà il meglio di sé: tra boschi e pascoli esplodono infatti i migliori colori della natura, che si sposano magnificamente con lo sfondo delle vette innevate. L’autunno, del resto, è il periodo migliore per le escursioni. Certo, le giornate si sono accorciate, i rifugi sono per lo più chiusi, e l’aria è bella frizzantina. Ma vogliamo davvero discutere della tranquillità che regna sovrana lungo i sentieri d’ottobre?
Il breve autunno
Se c’è però una cosa che ho imparato negli ultimi anni, è che l’autunno dura un soffio: non si riesce infatti a rendersi conto che l’estate è finita che, portato da un freddo colpo di vento, arriva l’inverno, che si porta via tutte le calde sfumature del bosco. In un attimo le ciaspole non saranno più delle scocciature che si rifiutano di restare attaccate al loro posto, ridiventando un’opzione da tener sempre a portata di mano. Quest’anno, però, non voglio farmi fregare dall’incombenza dell’inverno, e ho già pianificato qualche bella passeggiata in quella che, secondo il mio campanilistico e umile parere, è la migliore tra le cornici per l’autunno: la catena del Lagorai, che scorre nella parte sud-orientale del Trentino.
I mille trekking del Lagorai
Dal Fravort al Lago Erdemolo, dal Monte Ziolera fino a Cima Stellune, le possibilità sul Lagorai sono infinite e di tutto rispetto, pur mantenendosi sempre a quote facilmente accessibili in qualsiasi stagione. E per chi ha delle buone gambe e un discreto senso dell’orientamento, le cime di questa stupenda catena sono vicine, vicinissime l’una all’altra, rendendo possibili dei mini-trekking davvero soddisfacenti, e tutti quanti in giornata. C’è specialmente un anello che cerco di fare tutti gli anni, specialmente in autunno, che permette di toccare tre dei giganti del Lagorai Occidentale: lo Schliverai Spitz con i suoi 2.432 metri d’altitudine, il Monte Croce m. 2.490 e il Monte Fregasoga m. 2452. In questa escursione c’è tutto quello che si può desiderare in un mini trekking d’ottobre: con i suoi 24 chilometri totali permette infatti di sfruttare in pieno tutta la luce offerta da questa stagione, passando per boschi incantati, paesaggi lunari e conche di neve, su sentieri battuti, vaghe tracce o divertenti canalini rocciosi. Insomma, in questo completissimo trekking, ce n’è davvero per tutti i gusti. Solo un avvertimento, se volete intraprendere questo simpatico percorso: superato il rifugio Tonini, non aspettativi di trovare molta gente. Sarete fortunati se troverete qualcuno nei dintorni del Monte Croce… per il resto: solo voi e il Lagorai.
Un’escursione, tre cime: Schliverai, Croce e Fregasoga
Per intraprendere questo divertente anello, si parcheggia, neve permettendo, a Malga Stramaiolo, nel comune di Bedollo. A piedi si raggiunge facilmente il famoso rifugio Tonini, dal quale, lungo il sentiero 340, si risale la dorsale dello Schliverai Spitz: arrivati alla sua esile croce di legno, l’intero itinerario si apre al nostro sguardo. Da qui le altre due cime sembrano faticosamente lontane, ma è un’illusione ottica: una sgambettata, un po’ di fiatone e mezzo panino dopo vi stupirete dell’effettiva vicinanza tra questi tre giganti. Dallo croce dello Schliverai si cala per una vaga traccia sull’erba in direzione del Passo Val Mattio, e da qui, su sentiero, si prende per il Passo Scalet. La salita fin al Croce è breve e facile, grazie al buon sentiero 460, che ci porta abbastanza in fretta alla croce di vetta. Dopo una pausa ristoratrice ben meritata, inizia la parte più spinosa ma anche più creativa dell’itinerario: per puntare dritti al Monte Fregasoga non esistono infatti sentieri diretti, se non l’opzione di tornare indietro fino al Passo Scalet.
Per i più audaci, dunque, la simpatica soluzione è una, da valutare secondo il meteo, le proprie gambe e la situazione neve: poco sotto la cima, verso ovest, scende infatti un canale roccioso che, se percorso con la giusta cautela sfruttando le pareti laterali come eventuali appigli, ci porta nella piccola sella tra il Croce e il Monte Camin. Sempre fuori traccia, si supera questo monticiattolo verso sud, fino a riprendersi con un segnavia che ci porta sulla estenuante ma non troppo salita del Monte Fregasoga: arrivati in cima alla pianeggiante vetta, dominata da un singolare altarino di sassi, la soddisfazione è davvero enorme. La vista si apre su tutto il Lagorai Occidentale e Centrale, sconfinando ampiamente anche sulle vicine Dolomiti. Da qui inizia il lungo ma abbastanza rilassante rientro: dalla cima del Fregasoga si punta, seguendo un timido segnavia, fino a Passo Mirafiori, e da lì, attraversando diagonalmente la Val del Mattio lungo le biforcazioni del sentiero 468, si torna al Rifugio Tonini e quindi a Malga Stramaiolo. Soprattutto nella fase del rientro, una buona mappa del Lagorai Occidentale risulta però fondamentale, pena il ritrovarsi a vagare senza meta precisa in quel crocevia di sentieri segnalati alla bell’e meglio che è l’area di Malga Vasoni.
E questa è solo una delle tantissime possibilità che il Lagorai offre agli escursionisti in ogni stagione: la garanzia, in mezzo a quelle silenziose cime, è sempre quella di immergersi in un mondo selvaggio, dove la presenza dell’uomo è ridotta al minimo. Tanti sentieri, qualche malga, rari bivacchi, sparute trincee risalente alla Grande Guerra. E gli escursionisti, ovviamente, ma mai troppi.
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