I Giapponesi lo chiamano Shinrin-Yoku: è il “bagno di foresta” o “forest bathing”. Un’immersione nella quiete dei boschi che aiuta a combattere lo stress, regolare la pressione e forse persino a prevenire il cancro. Tutto merito dei campi bio-elettromagnetici emessi dagli alberi. Anche in Italia ci sono molti posti dove si può fare.
Diffuso in Giappone fin dagli anni Ottanta, il Forest Bathing è considerato ormai una vera e propria pratica di medicina preventiva. Molte autorevoli ricerche condotte in tutto il mondo hanno infatti dimostrato che trascorrere regolarmente alcuni periodi immersi nella quiete dei boschi aiuta a rafforzare le difese immunitarie dell’organismo e probabilmente a prevenire malattie anche gravi, come il cancro.
Lo Shinrin-yoku (“bagno di foresta”, un nome che però non ha nulla a che fare con le immersioni in acqua) ha iniziato a essere promosso già una quarantina di anni fa dal governo giapponese. Consiste non solo nel passeggiare nei boschi, ma nell’applicare particolari tecniche di respirazione.
Cinque milioni di giapponesi praticano il Forest Bathing
Si calcola che in Giappone circa 5 milioni di persone pratichino lo Shinrin-yoku. Oggi il Forest Bathing ha trovato molti adepti anche in Occidente. Come riporta il The Guardian, persino la Duchessa di Cambridge è una fan del bagno di foresta. La Royal Society for the Protection of Birds ha introdotto una serie di appuntamenti a tema. E la Forestry England (l’ente che sovrintende al patrimonio boschivo inglese) sta promuovendo questa pratica come sistema per allentare lo stress della vita quotidiana.
Quing Li, presidente della Società di Forest Medicine in Giappone e autore del libro Shinrin-Yoku: The Art and Science of Forest Bathing, è un esperto mondiale in materia e ha condotto numerosi studi sull’argomento (guarda il video qui sotto). “Lo Shinrin-yoku è a tutti gli effetti una medicina preventiva – ha raccontato all’Observer -. La gente trascorre la maggior parte della propria vita in ambienti chiusi. Nel caso dei giapponesi si tratta dell’80% del tempo, e nel caso degli americani addirittura del 90%. Ma l’uomo è fatto per vivere all’aperto. Noi siamo stati progettati per essere connessi al mondo della natura“.
Forest Bathing, dove farlo in Italia e perché fa bene
Secondo gli studiosi, il Forest Bathing agisce a vari livelli sull’organismo. Si abbassano i livelli di cortisolo (l’ormone dello stress); diminuisce la frequenza cardiaca; scendono la pressione arteriosa e i livelli di zucchero nel sangue; si riduce il rischio di depressione e si sviluppa la creatività; si alzano le difese del sistema immunitario, e il rischio di ammalarsi di cancro risulta inferiore. Infatti respirare l’aria arricchita di queste sostanze determina un aumento del numero e dell’attività dei nostri linfociti. In particolare di quelle cellule (linfociti Natural Killer) deputate al controllo dei virus e dei tumori.
Il merito è della migliore ossigenazione che si ottiene camminando nel bosco, ma anche dei monoterpeni (sostanze aromatiche rilasciate dalle foglie degli alberi) e dei fitoncidi (oli essenziali presenti nel legno, che gli alberi rilasciano sotto forma volatile per difendersi dai parassiti).
Oltre a questo, tutti gli esseri viventi emettono campi bio-elettromagnetici. Quelli degli alberi – anche se di debole intensità – sono biologicamente affini a quelli degli umani. Ecco perché una passeggiata nel bosco può rappresentare davvero una ricarica di energia.
Ogni pianta, poi, ha la sua “specializzazione”. Scrivono Marco Mengagli e Marco Nieri, studiosi della materia e autori del libro La terapia segreta degli alberi: “Per esempio il tiglio emette segnali con intensità maggiori per il sistema nervoso, quello linfatico e per le mucose. Il faggio presenta le sue migliori affinità con prostata, ovaie, sistema cardiocircolatorio e intestino tenue”.
Dove fare il Forest Bathing in Italia
Detto questo, non resta che munirsi di un paio di scarpe comode e partire alla volta di un bosco. Ma per godere appieno di tutti i benefici del Forest Bathing, l’ideale è – almeno all’inizio – affidarsi a qualcuno che sia in grado di spiegare le tecniche di respirazione che consentono di assorbire tutti gli aromi delle piante. Aggiungendo anche esperienze tattili: toccare le cortecce, abbracciare i tronchi, camminare per tratti a piedi nudi…
Anche in Italia ormai ci sono diversi posti dove provare la pratica del Forest Bathing con cognizione di causa. Per esempio sull’altopiano del Renon, in Alto Adige, dove alcune guide naturalistiche sono specializzate in “escursioni balance”.
In Trentino, a Fai della Paganella, è stato messo a punto addirittura un Parco del Respiro. Qui l’esperienza del bagno di foresta si può provare in modo autonomo lungo quattro percorsi a tema, oppure abbinandola alle proposte di uno degli wellness hotel della zona (come lo Sport Hotel Panorama).

Il Forest Bathing tra le vette delle Dolomiti…
Negli ultimi anni, proprio il Trentino e l’Alto Adige hanno puntato molto – nella loro offerta turistica – sulle esperienze di full immersion nella natura. E il Forest Bathing è una di queste. In Valle Aurina, per esempio, all’Alpenpalace Luxury Hideaway & Spa Retreat di San Giovanni, vengono organizzati fino all’autunno percorsi salute nei boschi in compagnia di una guida escursionistica.
In Alta Val di Non, all’Hotel Zum Hirschen il Forest Bathing viene praticato regolarmente. Con una guida esperta di tecniche di meditazione, rilassamento e naturopatia, si parte alla scoperta dei dintorni, per ricercare un contatto consapevole con la natura.
… oppure in Piemonte, all’Oasi Zegna
Sulla base delle ricerche di Marco Mengagli e Marco Nieri, i due studiosi prima citati, sono stati creati all’interno dell’Oasi Zegna, in Piemonte, tre sentieri per effettuare il Forest Bathing. Si tratta di percorsi unici nel loro genere in Europa.
Secondo Nieri e Mencagli, bastano quattro ore al giorno nel bosco per tre giorni consecutivi, alternando passeggiate a soste lungo i sentieri, per produrre effetti sulla salute che permangono a lungo nel tempo. Se non si hanno a disposizione tre giorni, cinque chilometri percorsi nella faggeta nell’arco di quattro ore attivano comunque una risposta sensibile – anche se più limitata – sul sistema immunitario.

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